Articolo Lunedì 23 Maggio 2005 Chiudi L’INTERVISTA «Ma quello che fa male sono gli attuali pesticidi» Il professor Salamini: sul biotech si sono formati schieramenti ideologici, non si parla della questione in sé di LUIGI PASQUINELLI ROMA Il professor Francesco Salamini docente di tecnologie genetiche all’Università Statale di Milano, da sempre è schierato a favore degli organismi geneticamente modificati. Professore, secondo lei la ricerca della Monsanto è un boomerang? «La Monsanto ha chiesto permessi per vendere in Europa diverse qualità di mais già circolanti negli Usa. Prima di essere commercializzati devono superare l’esame della Commissione europea, quello è il parere che conta». Che attendibilità scientifica ha l’agenzia sull’alimentazione? «Le iniziative della Ue sono serie. Certo, le agenzie non fanno esperimenti, controllano gli incartamenti allegati alla domanda formulata dal proprietario del prodotto». Sta dicendo che tutta la documentazione è prodotta da chi è interessato a farsi approvare la domanda? «Gli incartamenti sono, per legge, prodotti dal proponente il quale si assume le spese delle relative ricerche». Quindi il proponente, nel caso nostro la Monsanto, potrebbe in teoria rivolgersi a un’università, o un laboratorio, più accondiscendente di un altro? «Uno scienziato che spacciasse una cosa per un’altra si rovinerebbe con le proprie mani». Non si tratta di mentire, ma di leggere i dati in un modo o in un altro... «Certo, i dati sono sempre interpretabili...» Lei ha mai mangiato un ogm? «Sono stato da poco in California, ne avrò mangiati a bizzeffe. Gli americani non si chiedono se il prodotto sia modificato o meno». Secondo gli ambientalisti dopo l’introduzione di ogm negli Usa sono aumentate le allergie. «Un’affermazione che non è supportata da alcun dato scientifico» Ma noi italiani perché dovremmo mangiare vegetali prodotti in laboratorio? «Ha presente quanti trattamenti chimici ha subito una normale mela da lei comprata al mercato? Da 16 a 30. Gli ogm sono un’opzione come un’altra per risolvere alcuni problemi delle agricolture intensive, per alleggerire il carico chimico sui prodotti». Perché tanta animosità sugli ogm? «Ho l’impressione che l’opinione sul tema rientri oramai in un bagaglio che conferisce identità, cattura frange di cittadini, uno di qui l’altro di là. Non si parla più della questione centrale, gli ogm come politica meno aggressiva nei confronti dell’ambiente». Eppure tanti scienziati sono contro... «Rientra in una normale dialettica in un paese democratico, le coscienze si sono spaccate sul nucleare, perfino sui telefonini prima che venissero introdotti». L’uomo della strada rimane comunque molto sospettoso nei confronti degli ogm. «Il 33 per cento degli italiani crede che nelle piante tradizionali non ci siano geni, che solo gli ogm abbiano un corredo genetico. Dovremmo chiederci in base a quali informazioni l’uomo della strada formuli le sue opinioni».