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Un pò di Agronomia..................

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  • #31
    Si TCE esattamente cosi, ecco perche prima di qualsiasi operazione di scasso preimpianto, in un altro post consigliavo sempre di far valutare il da farsi ad un agronomo o agrotecnico, in agricoltura una delle cose che non si può fare e generalizzare.

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    • #32
      l'argomento sta prendendo pieghe molto complesse, però son contento così i cervelli lavorano enon si atrofizzano sulle solite tecniche.

      granulometria tessitura pH CSC micro e macrofauna reazione allo ione CO3- Zolfo e tante altre caratteristiche del terreno si trovano in tutti i suoli.
      va di fatto che facendo l'analisi in laboratorio proprio ricercando questi ed altri fattori si definisce il terreno e sulla base dell'analisi del terreno si progetta la coltura o addirittura il ciclo colturale da adottare.

      per migliorare un terreno non c'è un metodo in assoluto efficace, dobbiamo prima valutare in che punto di per se si trova paragonando i risultati col triangolo della tessitura e con i valori di riferimento del terreno di medio impasto.
      fatto ciò si può notare una certa vicinanza o la massima lontananza da tale punto di riferimento.
      a questo punto cosa fare? occorre cercare di agire su tutti gli elementi peculiari affinché ci sia una traslazione omogenea verso l'optimum avendo ben cura di non scivolare nei canaloni senza uscita come possono essere i terreni limosi o sabbiosi impoveriti.
      quindi scasso, letamazione, apporti minerali, calcitazione o gessature ................ beh attenzione!
      ad esempio in terreni troppo acidi con particolari microelementi la gessatura non porta altro che la salificazione, meglio senz'altro ul apporto neutro o sub acido che alza il pH senza stress a carico della soluzione circolante.
      è pur vero che ci voglio milioni di metri cubi di ammendante per migliorare un ettaro di poco, nei casi più estremi, e non è detto che si hanno buoni risultati.
      l'apporto di terra nuova è una scelta rischiosa e non sempre produttiva, perchè ci vuole molto tempo per renderla idonea all'agricoltura e nel frattempo ci vuole molto concime minerale.
      inoltre le lavorazione devono essere oculate al fine di non riportare alla luce troppa terra vecchia e rischiare di tornare ad avere il vecchio terreno da migliorare.
      a fronte di ciò si deve considerare l'incognità del crostone di lavorazione nonché la presenza di uno strato inibitorio vicinissimo alle radici.
      sicuramente il letame aiuta tanto in tutte le condizioni di carenza, fuorché nelle torbiere, ma ce ne vuole un sproposito e poi ti ritrovi con le infestanti ovunque.
      alla fine non si può generalizzare, occorre individuare un caso specifico e farci sopra delle riflessioni.
      comunque se il terreno è di quelli così estremi se proprio ci si deve fare agricoltura sopra occorre migliorare per quel che si può (inteso sotto tutti gli aspetti agronomici ed economici) e trovare quelle colture frugali e permissive che sappiano valorizzarlo.

      guardate qualcosa di simpatico: http://www.arpa.veneto.it/cmt/agrometeo/soilwater1.htm

      http://www.abicisac.it/servizi/agron...20chimiche.pdf

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      • #33
        cristian
        ma se uno apporta milioni di metri cubi su di un ettaro (10000metriquadri), vuol dire che lo inalza dai 200 ai 300 metri in altezza.....
        poi comunque se un terreno e' acido , non e' corretto usare il solfato di calcio,al di al dell'aumentare la salinita' della soluzione circolante, ma molto meglio usare l'ossido di calcio pellettato, o al limite del carbonato di calcio a scaglie. ma sempre prima e meglio far una analisi chimica fisica , per sapere il ph, la sostanza organica sia stabile , che labile, capacita di scambio cationico, quantita di fosforo potassio totali e le relative frazioni disponibili, e il tipo di tessitura,e se uno ha usato fanghi d depurazione la quantita di metalli pesanti.
        in seguito sapere , quale e' il tipo di asportazione della cultura e di quali concimi si hanno a disposizione

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        • #34
          Beh, non replica nessun'altro?
          Dai che sono cose interessanti! L'unica cosa che posso fare io è apprendere.

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          • #35
            beh se apporti milioni di metri cubi fai prima a comprare un altro terreno.

            i riporti sono convenienti per una superficie modesta non esageriamo dai rimaniamo nelle possibilità umane.
            si giustissime le considerazioni sulla correzione del terreno con quei prodotti ma è un caso specifico comune limitato ad un range di pH modesto che per fortuna ricomprende parecchi suoli italiani.
            scusami ma non ho ben capito il discorso della S.O. stabile e labile.

            Originalmente inviato da ggyno
            cristian
            ma se uno apporta milioni di metri cubi su di un ettaro (10000metriquadri), vuol dire che lo inalza dai 200 ai 300 metri in altezza.....
            poi comunque se un terreno e' acido , non e' corretto usare il solfato di calcio,al di al dell'aumentare la salinita' della soluzione circolante, ma molto meglio usare l'ossido di calcio pellettato, o al limite del carbonato di calcio a scaglie. ma sempre prima e meglio far una analisi chimica fisica , per sapere il ph, la sostanza organica sia stabile , che labile, capacita di scambio cationico, quantita di fosforo potassio totali e le relative frazioni disponibili, e il tipo di tessitura,e se uno ha usato fanghi d depurazione la quantita di metalli pesanti.
            in seguito sapere , quale e' il tipo di asportazione della cultura e di quali concimi si hanno a disposizione

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            • #36
              Ggyno, anche io non ho capito il discorso della sostanza organica labile e stabile, come anche il conoscere la quantita di fosforo totale e potassio totale, hai fini pratici conta sapere solo quello disponibile, come succede anche con il calcare totale ed attivo, hai fini delle scelte agronomiche l'importante è conoscere il contenuto di calcare attivo del suolo.

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              • #37
                aspetta i quantitativi totali sono sempre importanti per capire la suscettibilità del complesso terreno soprassuolo e fattori meteorici e quindi la preidsposizione a immobilizzare elementi o renderli comunque sia indisponibili.

                i valori di fosforo retrogradato o immobilizzato il calcare totale va sempre tenuto presente in uno studio triennale per gestire al meglio le concimazioni.
                es. se una stagione su vigneto di terreno medio argilloso con molto scheletro di collina esposto a sole, per farla breve insomma, fa caldo di qualche grado oltre la media storica e le precipitazioni sono nella norma stazionale la concimazione fosfatica dovrà essere ridotta e dilazionata in più somministrazioni, questo perché i fenomeni di retrogradazione ed immobilizzazione in quelle condizioni favorite anche dall'abbondanza dell'elemento reagente tendono per gradiente e per induzione a far si che le reazioni negative aumentino di velocità.
                al contrario poco reagente non permette il surplus necessario per superare i valori di §Energia di attivazione e quindi far partire la reazione a velocità elevata ma si ha una reazione più moderata.
                scusate l'intrico non so se mi sono spiegato bene.
                cmq fornendo più concime si ha:
                - maggior dose
                - effetti non proporzionati alla dose
                - accumulo di elementi instabili e di disturbo della fertilità nel suolo
                - diminuzione della fertilità stessa
                - e secndo alcuni forti problemi strutturali e di deflocculazione

                con più dosi nel tempo e di meno quantità:
                i punti 1 2 3 vengono meno
                e il 4 al contrario migliora
                il problema sono i costi di intervento incluse tutte le voci di lavoro.
                Originalmente inviato da L85
                Ggyno, anche io non ho capito il discorso della sostanza organica labile e stabile, come anche il conoscere la quantita di fosforo totale e potassio totale, hai fini pratici conta sapere solo quello disponibile, come succede anche con il calcare totale ed attivo, hai fini delle scelte agronomiche l'importante è conoscere il contenuto di calcare attivo del suolo.

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                • #38
                  ai fini pratici la sostnza organica stabile e' quella che nel ciclo colturale di un anno non si esaurisce , e' una forma di matrice da cui ogni anno un parte per ossidazione diventa labile per cui disponibile , mineralizzandosi alle piante, siano esse culture o malerbe, per semplificare possimo imaginare i terreni limosi -torbosi a differenza di quelli argillosi

                  sul fosforo totale c'e da fare un bel discorsone
                  perche l'assorbimento del fosforo e' condizionato tantissimo da 3 fattori
                  il primo dalla quantita' totale e dalla quota disponibile
                  il secondo dal pH
                  il terzo dalla temperatura del terreno

                  sul primo penso non ci siano dubbi,

                  sul secondo e' da mettere in relazione al pH :
                  nei terreni acidi , al legame che si formano tra il foforo e il ferro e l'alluminio, formando sali non assorbibili,
                  in reazione neutra non ci dovrebbero essere molti problemi, perche il fosforo assimilabile dalla pianta e' come fosfato di calcio, ma non e' detto....
                  in terreni calcarei , l'eccesso di calcio forma dei sali che di nuovo non sono assorbiti dalla pianta

                  per quanto riguarda la temperatura,
                  e qui si parla di studi fatti sul mais ,si e' visto che a temperature al di sotto dei 10 gradi ,
                  l'assorbimento , e non la disponibilita' , e' molto basso
                  per quello che in certi anni nei primi stadi di emergenza del mais stesso , si posso avere carenza di fosforo, dovuti al freddo , e non alla concimazione localizzata
                  Per quanto riguarda il potassio dipende dal sub strato del terreno , dall'interramento dei residui colturali, dal tipo di concimazione , se da cloruro o da solfato, il solfato e' meglio anche se piu caro,e dai colloidi del terreno

                  sul calcare attivo questo e'vero , pero ci sono coltivazioni come l'erba medica, che ne assorbono parecchio, e comunque anche la parte non attiva alla lunga diventa calcare attivo, grazie anche a concimazioni organiche, e sopratutto a queste

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                  • #39
                    ok grazie Ggyno ho capito e condivido le tue idee, per la S.O. la vedo in maniera un pò diversa sul fatto labile e la parte a dote del terreno. ma in linea di massima la vedo come te.

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                    • #40
                      0k ggyno anch'io condivido le tue conoscenze, anche se da quello che so, la distinzione tra labile e stabile è un pò diversa, la parte labile è praticamente la quantità di sostanza organica in via di decomposizione ed umificazione, mentre la quota stabile è appunto quella gia umificata e presente nel suolo sotto forma di umati, a sua volta la stabilità di quest'ultima dipende da svariati fattori.
                      ciao

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                      • #41
                        be comunque penso che dopo 15anni dalla maturita' , alcune lacune posso averle,anche perche' la mia esperienza si e' diretta piu nell'allevamento avicolo, e della vacca nutrice vitellone da carne, e i rispettivi razionamenti.
                        l'unica cosa che non mi ricordo bene , e' il passaggio sucessivo degli umati nella soluzione circolante nell'assorbimento della pianta, mi ricordo che avviene l'ossidazione dei nitriti, in nitrati, da parte dei batteri, e poi l'assorbimento, ma gli altri passaggi sono un po oscuri , se non mi sbaglio , preferiscono un terreno neutro o leggeremente sub acido , diciamo fino a un pH 6,8 e una discreta dotazione di solfati, sia come sub strato ci coltura, sia nelle leguminose , per la produzione degli aminoacidi solforati , tipo la metionina , e la cisteina,
                        Questa cosa l' ho potuto verificare , concimando l'erba medica con il solfato di potassio(nelle scorie thomas potassificate) , e l'orzo con l'entec 26 incaso di tresemina, che migliora moltissimo al qualita dei fieni che ne derivano.

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                        • #42
                          Ragazzi il discorso tecnico va benone però cercate di usare terminologie comprensibili anche alle persone che non hanno fatto studi del settore.

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                          • #43
                            si scusami GiancarloMI mi renderò potabile



                            Originalmente inviato da GiancaMI
                            Ragazzi il discorso tecnico va benone però cercate di usare terminologie comprensibili anche alle persone che non hanno fatto studi del settore.

                            Commenta


                            • #44
                              Faccio fatica anch'io a seguirvi; se cortesemente usate una terminologia più alla portatadi tutti (almeno mia) può darsi che questa vostra chiaccherata possa tornare utile a qualcuno, a me sicuramente.


                              Grazie!

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                              • #45
                                ok per favore mi indicate i punti meno chiari o gli argomenti e ci riprovo.

                                scusate ancora.

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                                • #46
                                  X Cristian

                                  proporrei l'importanaza dello zolfo nel terreno, perche' e' tra i meso elementi, quello meno preso in considerazone
                                  sia come ammendante in quelli eccessivamente basici, sull'informare agrario c'e una ditta che vende dei pellet di zolfo naturale mischiato con dell'inerte,

                                  sia come elemento nella concimazione

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                                  • #47
                                    E' che non posso pretendere di capire concetti espressi in questo modo;
                                    personalmente gradirei concetti base anche se mi rendo conto che di varianti ce ne saranno tantissime. Poche parole che esprimano concetti elementari in modo che si possa replicare e confermare o meno di aver fatto proprio quel concetto.
                                    Io sono un elettrotecnico e se qualcuno mi chiede di spiegare la legge di ohm che è uno dei concetti basilari dell'elettrotecnica mi rendo conto di dover tralasciare tanti piccoli ma importanti particolari che confonderebbero le idee e svoglierebbero chi mi vorrebbe ascoltare.
                                    Scusatemi, ma ripeto, le mie pretese sarebbero decisamente più umili.

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                                    • #48
                                      forse ho capito
                                      dunque , possimo sapere a grandi linee, se un terreno e' tendenzialmente acido o carente di calcio disponibile, da alcune malerbe , o dalle piente che vi crescono nei dintorni,
                                      per esempio, se neiprati vediamo che in mezzo agli erbai che seminiamo, crescono tarassaco e romice, e acetosella, , capiamo che nel limite della decenza dobbiamo calcitare, anche solo usando concimi a reazione basica, ma quando nei dintorni vediamo anche la presenza di castagni, vuol dire che non solo c'e una carenza di calcio, ma proprio al matrice del terreno e' fondamentalmente a razione acida, come lo sono i terreni nei boschi delle alpi, per cui andramo a evitare coltivazioni che richiedono forti fabbisogni tipo l'erba medica, anche se con le ultime varieta si puo' fare.

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                                      • #49
                                        un terreno ha delle caratteristiche che altro non sono che la sua composizione fisica ( inteso come struttura e dimensioni delle minuscole particelle ) e chimiche ( gli elementi che vi si trovano) l'insieme di queste due componenti comporta un'infinità di tipi di terreni che devono essere trattati nel modo più giusto al fine di ridurre al minimo la perdita di fertilità.

                                        la fertilità altro non è che l'attitudine di un terreno a sostenere e nutrire con profitto una coltura ma non solo, va intesa come fertilità anche la possibilità di coltivare ripetutamente quel campo.

                                        con tutti i discorsi sopra fatti abbiamo un pò analizzato e, almeno per me, a grandi linee cosa prendere in considerazione di dette caratteristiche e come intervenire per raggiungere l'ottimo terreno da coltivare.

                                        quasi nessun terreno si può portare a valori di eccellenza ma nell'ottica del miglioramento cerchiamo di permettere una forzatura (una coltura) riducendo problemi legati all'impoverimento della dotazione di minerali e alla perdita di struttura.

                                        Struttura: si va a ricercare la soluzione migliore per favorire l'arricchimento del suolo in acqua, migliorare la circolazione della soluzione circolante nel terreno (miscela di acqua e sali minerali disponibili all'assorbimento da parte delle piante), l'arieggiamento degli strati e cercare di non formare strati asfittici o strati inibitori come i crostoni di lavorazione, dovuti a lavorazione condotte sempre alla stessa profondità e fenomeni come la risalita di minerali e composti tutti ad una certa quota.

                                        la struttura viene influenzata, oltre che dalle lavorazioni, anche da fattori chimici ed elementi chimici che in combinazione fra loro.

                                        ho parlato della salificazione dei terreni dovuto ad una correzione del pH sbagliato con molta enfasi perché è un caso molto frequente nell'agricoltura moderna, dove gli apporti minerali sotto forma di concimi sono nell'ordinario.

                                        un sale nel terreno porta alla deflocculazione delle particelle di argilla ossia induce, per reazione chimica, il potere delle stesse di legarsi tra loro e quindi definire una trama del terreno che noi tutti chiamiamo stato strutturato. (vedi sopra).

                                        scusate ma se mi indicate le cose dette in modo sbagliato per me è più facile riprenderle senza rifare tutto il discorso. grazie.

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                                        • #50
                                          x cristian
                                          per cui secondo il tuo discorso un terreno puo' diventare sempre piu compatto, in seguito a un impoverimento della frazione organica, e a lavorzioni fatte non a regola d'arte?
                                          ti chiedo questo perche delfo in una discussione sulla aratura con i cingolati , metteva in dubbio che la struttura compatta dei terreni , non era influenzata dalla sostanza organica

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                                          • #51
                                            Mi permetto una timida affermazione (e spero che dia spunto per piccoli ed elementari approfondimenti da parte vostra): credo sia fondamentale l'apporto di sostanza organica anche e soprattutto per cercare di ovviare a fenomeni di compattamento (ma non solo). Purtroppo non ho bestiame (neanche le classiche 4 galline) per letamare e quello che posso fare è effettuare la pratica di sovescio.
                                            Ecco... potremmo parlare di questa pratica (peraltro so che c'è già una discussione apposita) ma sotto l'aspetto agronomico della cosa...
                                            So che si pratica proprio per arricchire di sostanza organica il terreno interrando le leguminose che oltre tutto sono anche azoto fissatrici.
                                            Sicuramente avrete qualcosa da aggiungere.

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                                            • #52
                                              X tce50
                                              be sul sovescio , mi ricordo quello che mi disse un agronomo anni fa , chesecondo lui lo divideva in 2
                                              il primo quello di leguminose lo chiamava di accumulo, e cioe' quando interrando per esempio il trifoglio traseminato nell'orzo andiamo ad accumulare azoto, il secondo fatto con il ravizzone , di cattura , e cioe di assorbire tutto quello che rimane della cultura precendente e di ridarlo a quella successiva.
                                              be per quanto anziano era quell'agronomo. e per alte cose che mi insegno',oggi con la direttiva nitrati, ci aveva azzeccato in pieno
                                              ci sono i pro e i contro di tutte le due tecniche,
                                              sulle leguminose , che fanno poca biomassa,e tendono ad avere qualche problema a insediarsi
                                              sulle brassicacee. che fanno molta biomassa, e non essendo azotofissatrici c'r qualche problema di degradibilita' in caso di scarso tenore azotato del terreno , sopratutto in terreni asciutti e acidi, pero' dal canto loro hanno quella attivita' biocita che e' ben apprezzata
                                              Ultima modifica di ggyno; 20/08/2006, 15:11.

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                                              • #53
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                                                • #54
                                                  non e' detto che sia tutto all'interno di una annata agraria, perche' se io vado a seminare l'erba medica, e dopo 3 anni vado a interrare l'ultimo taglio, cioe' non lo sfalcio, il sovescio e'pluriennale.
                                                  Poi e' interssante che io possa fare anche ripetuti sovesci uno di segiuto all'altro, non ha importanza pratica, perche' generalmente una volta interrata, si prepare il terreno per la coltura successiva, pero' nulla vieta dopo un trifoglio , (o una veccia, da qui l'etimologia della parola sovescio, mettere SOtto la VESCIA, cioe' la veccia) e seminare una brassicacea, per poi interrrla in primavera, per avere ancora di piu ,un terreno leggero,l'anno dopo.

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                                                  • #55
                                                    allora, due sovesci uno di seguito all'altro non hanno alcun senso pratico, la sostanza organica interrata col sovescio, a causa della scarsa lignina presente nel materiale interrato, da origine ad un humus di scarsa durata temporale, quindi deve essere subito utilizzato dalla coltura che segue, anzi nel caso di sovesci attuati nei frutteti vigneti ecc... l'interramento e bene che sia eseguito poco prima della ripresa vegetativa, in modo che venga sfrutato a pieno dalla coltura.
                                                    Per quanto riguarda la rottura del prato di erba medica, non sarebbe nemmeno necessario evitare l'ultimo sfalcio, in quanto la massa di radici della medica è gia di per sè un buona dose di materiale organico, che ripeto da origine a humus poco stabile e che si esaurisce in fretta.

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                                                    • #56
                                                      X L85
                                                      sul fatto che l'erba trinciata vada interrata nei frutteti o nei vigneti, non mi pare giusto,
                                                      perche'porta atanti altri problemi, il primo di tutti e' che arando l'interfilare , se piove il terreno non risulta portante , oer cui in caso di un trattamento successivo , sopratutto nei vigneti, rischi di impantanarti, e di formare delle orme con le gomme , che asciugandosi , risulterebbero piu asfittiche ,che se non si avesse arato il terreno,
                                                      e questo posso garantirtrlo per esperienza, perche nel vigneto che ho,(piccolino 4000mq)
                                                      diserbo il filare e ho un interfilare composto da ginestrino seminato e trifoglio rosso , da diversi anni spontaneo, e mi son trovato benissimo.
                                                      inoltre con l'aratura si accumula troppa acqua , e la lotta alle crittogame fungine viene piu difficile, sopratutto nel mal dell'esca, che ferendo le radici , si innesca il processo infettivo, mentre trinciando e basta , si stimola la pianta ad ancorarsi piu profondamente,
                                                      come da diversi articoli sull'informatore agrario dell'ultimo anno sulal gestione dei lavori dell'intefilare dei frutteti e dei vigneti
                                                      sulla faccenda della sostanza organica derivante dall'erba medica hai ragione, pero' secondo me non si esaurisce tutto in un anno,perhe' se nella rotazione andiamo a seminare un mais (dopo o al posto del primo sfalcio) e in autunno un grano, abbiamo dei benefici sia per una , che per la successiva, e mi pare riduttivo far si che la sostanza organica derivi in gran parte dalla degradazione della lignina, perche' a questo punto basterebbe concimare con della segatura per avere dei terreni migliori, mentre cosi' si migliorerebbe la tessitura, ma non la fertilita', oltre tutto la maggior quantita' di silice presente nella lignina, non andrebbea peggiorare i terreni acidi?

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                                                      • #57
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                                                        Sulla gestione del vigneto a verde ci sono si tantissimi srticoli che dicono che è la via migliore, ma nella realtà sto assistendo a un parziale ritorno alla lavorazione della vigna specie dell'interfila da parte di coloro che fanno vini di alta qualità, e tanti sono tornati alla lavorazione totale.
                                                        Quindi la sostanza organica di superficie non è così dannosa per la vigna o no?

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                                                        • #58
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                                                          Cmq ha ragione cristian...leggere questi interventi è un'attività che fa molto bene al cervello.

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                                                          • #59
                                                            Originalmente inviato da ggyno
                                                            X L85
                                                            Originalmente inviato da ggyno

                                                            sul fatto che l'erba trinciata vada interrata nei frutteti o nei vigneti, non mi pare giusto,

                                                            perche'porta atanti altri problemi, il primo di tutti e' che arando l'interfilare , se piove il terreno non risulta portante , oer cui in caso di un trattamento successivo , sopratutto nei vigneti, rischi di impantanarti, e di formare delle orme con le gomme , che asciugandosi , risulterebbero piu asfittiche ,che se non si avesse arato il terreno,

                                                            e questo posso garantirtrlo per esperienza, perche nel vigneto che ho,(piccolino 4000mq)

                                                            diserbo il filare e ho un interfilare composto da ginestrino seminato e trifoglio rosso , da diversi anni spontaneo, e mi son trovato benissimo.




                                                            Punto primo: parlavamo di sovescio e non di gestione del frutteto



                                                            inoltre con l'aratura si accumula troppa acqua , e la lotta alle crittogame fungine viene piu difficile, sopratutto nel mal dell'esca, che ferendo le radici , si innesca il processo infettivo, mentre trinciando e basta , si stimola la pianta ad ancorarsi piu profondamente,

                                                            come da diversi articoli sull'informatore agrario dell'ultimo anno sulal gestione dei lavori dell'intefilare dei frutteti e dei vigneti




                                                            Punto secondo: quando mai ho parlato di aratura esistono anche altre lavorazioni per effettuare l’interramento.



                                                            sulla faccenda della sostanza organica derivante dall'erba medica hai ragione, pero' secondo me non si esaurisce tutto in un anno,perhe' se nella rotazione andiamo a seminare un mais (dopo o al posto del primo sfalcio) e in autunno un grano, abbiamo dei benefici sia per una , che per la successiva




                                                            Punto terzo: non so se il tuo calendario è diverso dal mio,ma tra le due colture da te menzionate passano al massimo sei mesi, e poi i vantaggi per il grano che tu annoveri, verosimilmente derivano anche dalla fertilità residua lasciata dalla coltivazione del mais, che in un ottica di una rotazione mirata e razionale è considerata una coltura miglioratrice , per le lavorazioni e concimazioni su essa attuate.

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                                                            • #60
                                                              e mi pare riduttivo far si che la sostanza organica derivi in gran parte dalla degradazione della lignina,




                                                              Punto quarto: non ho mai detto che derivi solo dalla lignina, ma che la massa organica derivante dal sovescio ne contenga poca, anzi ti dirò che se il sovescio di leguminose e fatto al momento fisiologico giusto cioè prima dell’antesi, non solo c’è poca lignina ma anche poca cellulosa.



                                                              perche' a questo punto basterebbe concimare con della segatura per avere dei terreni migliori, mentre cosi' si migliorerebbe la tessitura, ma non la fertilita',




                                                              Punto quinto: tessitura al massimo si migliora la struttura , inoltre sono gia state effettuate delle prove con ottimi risultati sull’impiego della segatura che hanno dato origine ad un ottimo humus con una stabilita eccezionale, a patto di mantenere un buon rapporto C/N ed avere una buona microflora e fauna tellurica attiva, certo il tutto poi è da prendere in considerazione anche della condizione pedoclimatica in cui si opera



                                                              oltre tutto la maggior quantita' di silice presente nella lignina, non andrebbea peggiorare i terreni acidi?




                                                              Punto sesto : dipende sempre da quale specie vegetali si ottiene la segatura e poi adesso stiamo generalizzando un po’ troppo, troppi se e troppi ma.



                                                              Ggyno a questo punto se devi replicare solo per ergerti a docente fai pure, ma almeno cerca di esserre sicuro di cosa parli.



                                                              P.S. visto che sei cosi conoscitore dei processi di formazione della sostanza organica magari potresti postare le reazioni chimiche con le forme di struttura dei composti di partenza e finali degli umati, cosi capisco anche io da quali sostanze si originano.

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