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Le Marcite

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  • Le Marcite

    Ho voluto creare questo argomento perchè mi incuriosisce molto, questa tecnica di coltivazione che risale fin dal medioevo.
    Mi piacerebbe sapere se qualcuno le ha ancora o le ha avute e come lavorava.

  • #2
    c e ne una a circa 15 km da casa mia credo che sia l unica rimasta in tutta la provincia di novara.fino a trent anni fa qui da me le marcite erano una costante non c era azienda che non ne avesse per il foraggio fresco delle bestie da latte

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    • #3
      io personalmente non le ho e non le ho mai avute ma abito proprio nella zona tipica... a metà tra la bassa e l'alta pianura padana.. zone di risorgive e fontanili originati dall incontro dei diversi tipi di terreno tra le "2 pianure" permabili nella alta e impermeabili nella bassa... l'acqua incontrando la parte impermeabile tende a salire verso l'alto e sale in superficie ad una temperatura "mite"(credo sui 10 gradi ma non vorrei dire una stupidata) anche in inverno...è proprio quest acqua che viene utilizzata per irrigare le marcite. Lo scopo è quello di far scorrere l'acqua sul prato in modo da non far gelare il terreno per poter anticipare il 1taglio appunto a marzo(da cui prende il nome). Per permettere che l'acqua scorra la campagna deve formare tante piccole "schiene d'asino" con in cima un fossetto che serve a portare l'acqua(NAQUADUR in dialetto in italiano non lo so) e 2 alla base che servono per portar via l'acqua(in diletto MENAVIA)... le spese per mantenere questi fossetti non sono poche perche spesso si devono pulire a mano col badile(anche se ho visto alcuni tentare con lo scavatore ma rovinavano tutto il manto erboso). Poi ci sono anche da tenere puliti i fossi che portano l'acqua alla campagna.Altro svantaggio è che non ci si puo muovere liberamente con i mezzi durante la fienagione perchè si è costretti al avorare solo nei 4 o 5 metri tra un canaletto e l'altro.

      ciao bell argomento!

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      • #4
        Originalmente inviato da Fabio1 Visualizza messaggio
        Ho voluto creare questo argomento perchè mi incuriosisce molto, questa tecnica di coltivazione che risale fin dal medioevo.
        Mi piacerebbe sapere se qualcuno le ha ancora o le ha avute e come lavorava.
        Si è un sistema messo ai punti dai monaci cistercensi ordine monastico facente capo a Bernard de Clairvaux da cui l'omonima abbazzia di Chiaravalle Milanese dato che l'abbazia "madre" era appunto a Clairvaux (Chiaravalle) Francia.
        Tecnicamente le risorgive da cui traggono irrigazione le marcite iniziano da Morimondo Abbiategrasso e percorrono una fascia che arriva sino a Udine.

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        • #5
          la zona delle risorgive c e anche a novara e comincia a nord di novara (per chi e pratico della zona nei comuni di caltignaga,briona castellazzo) e ripeto fino atrentanni fa non c ere azienza che non le coltivasse.
          Purtroppo io ho un vago ricordo perche ero bambino e mio padre mi portava con lui con l autocaricante a prendere l erba per le bestie

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          • #6
            Grazie educciolo90 per il complimento e soprattutto per la bellissima spiegazione, provo a riportare una spiegazione utile a tutti coloro che affronteranno questo argomento:

            La marcita è una tecnica colturale caratteristica della pianura padana; essa consiste nell'utilizzo dell'irrigazione a gravità effettuata utilizzando l'acqua proveniente dalle risorgive anche nella stagione invernale. Nella stagione estiva i prati vengono irrigati periodicamente, mentre in quella invernale sono irrigati in modo continuato.

            L'acqua di risorgiva, che generalmente sgorga per tutto l'anno ad una temperatura costante compresa fra gli 11 e i 14 °C, viene mantenuta in continuo movimento dalla conformazione dolcemente declinante del terreno, impedendo in questo modo che il suolo ghiacci; lo sviluppo della vegetazione prosegue così anche durante l'inverno, rendendo possibile effettuare annualmente almeno sette tagli di foraggio (ma spesso anche nove), contro i 3-4 ottenuti dalla coltivazione del migliore prato stabile.
            Il nome di marcita deriva dall'antica consuetudine di lasciare l'ultimo taglio invernale a "marcire" nel prato irriguo.
            Non è noto chi abbia inventato la tecnica della marcita; tuttavia si attribuisce comunemente ai Cistercensi il merito di aver contribuito grandemente alla sua diffusione nelle campagne del nord Italia. L'utilizzo delle marcite permetteva ai contadini di alimentare il bestiame anche d'inverno con erbe fresche, ottenendo rese di latte e derivati del latte che primeggiavano in Europa.
            Secondo la tradizione, il primo taglio del foraggio veniva effettuato a fine febbraio; il secondo intorno a metà aprile; il terzo taglio di fine maggio, detto maggengo, consisteva nel 25% circa dell'intera produzione annuale. Seguivano il quarto taglio (detto agostano) a fine luglio, il quinto (detto terzuolo) a fine agosto, il sesto fra la fine di settembre e l'inizio di ottobre e l'ultimo fra la fine di novembre e la metà di dicembre.
            Nel corso del XX secolo le colture a marcita sono state abbandonate a favore della coltura industriale del mais, più produttiva; questo progressivo mutamento ha decretato anche l'abbandono della maggior parte dei fontanili della pianura padana, mettendo peraltro a rischio numerose specie animali e vegetali che vi trovano il proprio habitat naturale.
            Il funzionamento della coltivazione a marcite è estremamente semplice, ma allo stesso tempo arduo da realizzare, poiché richiede tecniche idrologiche avanzate e precise.
            Sostanzialmente un prato può dirsi coltivato a marcite quando è percorso uniformemente da un velo d'acqua in costante movimento, che generalmente deborda da una roggia di alimentazione a fondo cieco adiacente alla coltivazione.
            Per consentire la distribuzione ed il movimento uniforme dell'acqua, il terreno dev'essere caratterizzato da una pendenza leggera ed omogenea; dal lato opposto rispetto alla roggia di alimentazione dev'essere situata una roggia drenante, a mo' di grondaia.
            L'acqua così raccolta può essere nuovamente impiegata per irrigare un campo posto più a valle; il meccanismo può ripetersi sino a che le acque non saranno divenute troppo scarse, o fredde, per consentirne un ulteriore sfruttamento a fini colturali.
            Il funzionamento ottimale della coltivazione a marcite, com'è facile immaginare, presuppone un livellamento del terreno ed una manutenzione del sistema estremamente complessi ed accurati; è necessario realizzare nel terreno differenze minime di livello, generalmente non rilevabili ad occhio nudo, in modo da impedire un flusso eccessivo d'acqua, ed ottimizzare la distribuzione dei canali di alimentazione e di drenaggio, adattandoli alle caratteristiche naturali dei terreni.


            Questo è quello riportato da wikipedia, vi ritrovate in ciò che è scritto?

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            • #7
              non mi ritrovo quando spiega da dove proviene il nome... pero ad esser sincero ne ho sentite tanti che tante che non saprei dire con esattezza(anche se resto convinto che derivi probabilemnte da marzo)

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              • #8
                Originalmente inviato da educciolo90 Visualizza messaggio
                non mi ritrovo quando spiega da dove proviene il nome... pero ad esser sincero ne ho sentite tanti che tante che non saprei dire con esattezza(anche se resto convinto che derivi probabilemnte da marzo)
                Il termine marcita con marzo non ha nulla a che fare

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                • #9
                  Esattamente,marcita non ha niente a che vedere con marzo.

                  A proposito di marcite,fino all'82 ne avevo circa 16 ettari,poi quasi ogni anno ne aravo un paio di ettari,fino ad averle per l'ultima volta nel 2000.
                  Certo che da un certo punto in poi non ne utilizzavo piu' l'erba fresca,ma facevo delle rotoballe di fieno silo,dopo aver fatto maturare il prodotto in piedi una volta tolta l'acqua.
                  Il vantaggio era dato dal fatto che molto in anticipo rispetto ad un normale prato,si faceva un bel taglio di fieno.
                  Questo lo facevo su un prato marcitorio a corpo unico,quindi non intervallato dai tipici fossetti,poiche' le operazioni nelle tipiche marcite ad ''ali'' erano piuttosto macchinose,tant'e' che furono le prime ad essere eliminate.
                  La larghezza limitata tra i 5 e i 7 metri impediva di utilizzare certe macchine,addirittura anni fa quando c'era molta manodopera,l'erba tagliata veniva portata fuori a mano dal campo,questo per evitare danni alla cotica erbosa e favorire un piu' rapido ricaccio.

                  Nelle marcite le acque utilizzate non dappertutto erano di risorgiva,il risultato e le tecniche erano identiche.
                  L'acqua nelle marcite ad ''ali'' era condotta da canali e rogge via via piu' piccoli,fino a spandersi sulla cotica erbosa tramite un fossetto detto ''maestro'',un altro fossetto a un livello piu' basso e interposto tra due ''maestri'' contigui portava via l'acqua gia' defluita e la conduceva a una porzione di terreno piu' a valle dove confluiva nuovamente nei ''maestri''e li' l'operazione ripartiva da capo.
                  Generalmente si trattava di appezzamenti di circa due/tre ettari.
                  I fossi adacquatori,grossi e piccoli,nei tempi antichi venivano spurgati a mano dalla terra accumulatasi,mentre per i fossi colatori le manutenzioni erano costituite dal solo taglio delle erbe.
                  In tempi piu' recenti (a partire circa dal 1970) una geniale macchina,inventata e prodotta da un artigiano della zona,permetteva di pulire e fare il bordo di terra ai ''maestri'' evitando la manualita' dell'uomo,visto anche il continuo calo della manodopera nelle campagne.
                  Insostituibile invece l'arte di condurre e mantenere le acque nei giusti modi,necessari per la buona riuscita dell'operazione.
                  L'acqua non doveva essere troppa ne poca,scorrere troppo veloce ne troppo lenta.Nel contempo visti i livelli diversi dei vari appezzamenti,andava distribuita uniformente dappertutto,tenendo conto dei vari recuperi e niente andava perduto,la stessa acqua percorreva in varie riprese l'intero corpo della marcita.

                  Questo laborioso e davvero certosino lavoro lo si apprendeva solo con la pratica,l'esperienza dei vecchi passava ai giovani,generazione dopo generazione,tant'e' che pare che le piu' antiche marcite datino a un migliaio di anni orsono.

                  Il risultato,oltre a quello finale all'epoca del taglio,era spettacolare in tempo di neve,quando tutti i terreni limitrofi erano coperti di bianco e il verde contrastante dell'erba che cresceva pareva un qualcosa di miracoloso.
                  Stormi di pavoncelle,pivieri,beccaccini e altri uccelli acquatici,nei periodi di gelo e neve brulicavano nelle marcite,trovando nutrimento con facilita'.

                  Differenti richieste colturali,mancanza di ricambi generazionali,l'opposizione degli enti gestori delle acque,assenza di qualsivoglia incentivo a continuarne la millenaria pratica hanno purtroppo e in pratica decretato la definitiva condanna a morte delle marcite,che sopravvivono solo in casi piu' unici che rari.
                  Un modo perduto per sempre.

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                  • #10
                    giovanni ci mancava proprio il tuo intervento... infatti ne discutevo col gian poco tempo fa sul come mai non avevi anco detto niente sulle marcite...!!! comunque mi spieghi come erano i prati marcitoi?? io ho sempre visto quelle ad ali di 4-5m col l'adacquatore e il.....menavia(non so in italiano coe si dica).
                    Per quel che riguarda i fondi a me sembrava che dessero dei soldi per mantenerle e soprattutto che fosse vietato ararle!!! invece l'anno scorso uno qua vicino ne ha arate un bel 30 pertiche!!(da notare che nonostante abbiano sbancato e livellato il tutto,il riso è nato e maturato con la forma della marcita...ovvero dove eran presenti i 2 fossetti era piu altro e piu scuro che sulle ali)

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                    • #11
                      Originalmente inviato da educciolo90 Visualizza messaggio
                      giovanni ci mancava proprio il tuo intervento... infatti ne discutevo col gian poco tempo fa sul come mai non avevi anco detto niente sulle marcite...!!! comunque mi spieghi come erano i prati marcitoi?? io ho sempre visto quelle ad ali di 4-5m col l'adacquatore e il.....menavia(non so in italiano coe si dica).
                      Per quel che riguarda i fondi a me sembrava che dessero dei soldi per mantenerle e soprattutto che fosse vietato ararle!!! invece l'anno scorso uno qua vicino ne ha arate un bel 30 pertiche!!(da notare che nonostante abbiano sbancato e livellato il tutto,il riso è nato e maturato con la forma della marcita...ovvero dove eran presenti i 2 fossetti era piu altro e piu scuro che sulle ali)
                      Risposta veloce,vista l'ora: la differenza si vedra' ancora per anni,infatti dove c'erano i fossetti il terreno e' piu' ''grasso''.

                      Si,in effetti qualche anno fa e per un paio d'anni ci sono stati degli incentivi specifici da parte delle provincie affinche' si conservasse l'usanza,poi,nella mia di residenza,la faccenda e' decaduta.

                      I prati marcitoi utilizzavano lo stesso principio delle marcite ad ''ali'',solo che si trattava di una superficie non interrotta da fossetti,per cui era come se durante l'inverno si praticasse l'irrigazione a scorrimento.

                      P.S. ''Menavia''(dialettale pavese) e' il ''colo'',mentre il fossetto adduttore e' il ''maestro''(tecnicamente).

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                      • #12
                        io sono proprio nella zona che una volta era ritenuta il cuore delle marcite. Noi personalmente le abbiamo sopperite tra i 20 e i 30 anni fa. Ci è rimasta poca roba allestita come tale(forse 80pertiche) per le quali qualche ente ha raggrinzito il naso quando volevamo modernizzarle, ma questo inverno è arrivato il tempo di sistemarle anche loro. Giàda 10 anni noi le itiliziamo come prati stabili e i cingiali come campo ginnico e degustativo.
                        Qua in zona ve ne erano veramente tante, ma con l'avvio della monocultura e soprattutto i cambiamenti nell'alimentazione zootecnica sono quasi scomparse. Per intenderci sono rimaste nelle aziende molto antiquate, magari ancora con stalle legate, che non utilizzano la tecnica unifeed e che nella loro alimentazione quotidiana l'erba è ancora presente

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                        • #13
                          Ciao Teo ma volevo chiederti quando parli dell'utilizzo della tecnica dell'unifeed si sa che l'erba fresca non viene utilizzata, le marcite forniscono erba fresca oppure puoi fare del fieno anche se matura prima?

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                          • #14
                            mi permetto di riponder io...bhè i primi tagli e gli ultimi non si possono affienare perchè il clima non lo permette!!! comuque il fieno in marcita si faceva lostesso... solo che molto spesso non veniva imballato ma portato a casa sfuso.... poi anche i macchinari utilizzabili erano limitati....non puoi pensare di andare con un voltafieno da 9 metri nelle ali da 5!!!!! però proprio l'altro giorno parlando con un trattorista mi diceva che loro qualche volta le imballavano anche le marcite... però non petvan fare grossi carichi visa la pendeza....e balle caricate a mano perchè se no non riuscivi a girare se in mezzo c'era i carica ballette.....

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