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OCM vino

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  • OCM vino

    Ciao a tutti, stò da tempo seguendo ciò che avviene a livello comunitario per quanto riguarda la nuova OCM vino. Vorrei sapere voi che ne pensate di questa nuova riforma che prevede 200 mila ettari di estirpazioni, stop allo zuccheraggio, all'uso dei mosti concentrati ecc.
    grazie

  • #2
    ciao, puioi fare un riassunto o indicare dove trovare le nuove norme?
    Grazie

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    • #3
      La riforma, che è stata parzialmente approvata il 04/07/2007 prevede :
      Abbolizione delle misure di gestione del mercato
      Divieto di impiego di zucchero per l'arricchimento
      Regime di estirpazione
      pagamento unico per azienda
      Cessazione delle restrizioni agli impianti a partire dal 1° gennaio 2014
      Pratiche enologiche ammesse dallOIV
      Migliori norme sull'etichettatura
      Protezione dell'ambiente
      Misure di sviluppo rurale.

      Queste sono una serie di norme che formano la riforma, ma già a livello comunitario si stanno cercando accordi con la Spagna e la Francia per apportare alcune modifiche.
      Puoi vedere sul sito OCM VINO

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      • #4
        Nuova OCM vino.

        L'Unione Europea vuole, entro fine anno, approvare la nuova OCM vino, con riforme per quanto riguarda pratiche enologiche ammesse, etichettatura, riconoscimenti di doc, ecc... Oltre a tutto ciò si parla di sovvenzioni per l'estirpo di 400.000 ha di vigneti, entro il 2012, per poi abolire, dal 2013, i diritti di reimpianto, liberalizzando tutti i nuovi impianti.... cosa ne pensate?

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        • #5
          Sulle pratiche enologiche, l'etichettatura e la prima parte del tuo messaggio anche io metto la faccina
          Sulla seconda parte invece (estirpo e quote) dico che è giustissimo.
          Un sano calo della produzione potrà far solo bene al prezzo del vino (dell'uva!!!) e, sinceramente, non temo molto la liberalizzazione delle quote nel 2013.
          Ragioniamo con lucidità: ti immagini di uno che nel 2013 si sveglia e dice "da oggi ho proprio voglia di mettere giù un sacco di vigna!!!" e investe centinaia di migliaia di euro in un botto?!?!?! O qualcuno che dice "oggi apro una stalla da 200 vacche" visto che spariranno anche le quote latte?
          Le aziende già esistenti e specializzate in viticoltura potranno aumentare, ma dubito che il mercato sarà turbato molto da questa liberalizzazione...
          Az. Agr. Il Tralcio

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          • #6
            Originalmente inviato da LorenzVigna Visualizza messaggio
            Sulle pratiche enologiche, l'etichettatura e la prima parte del tuo messaggio anche io metto la faccina
            Sulla seconda parte invece (estirpo e quote) dico che è giustissimo.
            Un sano calo della produzione potrà far solo bene al prezzo del vino (dell'uva!!!) e, sinceramente, non temo molto la liberalizzazione delle quote nel 2013.
            Ragioniamo con lucidità: ti immagini di uno che nel 2013 si sveglia e dice "da oggi ho proprio voglia di mettere giù un sacco di vigna!!!" e investe centinaia di migliaia di euro in un botto?!?!?! O qualcuno che dice "oggi apro una stalla da 200 vacche" visto che spariranno anche le quote latte?
            Le aziende già esistenti e specializzate in viticoltura potranno aumentare, ma dubito che il mercato sarà turbato molto da questa liberalizzazione...
            Secondo me un po' di problemi si avranno...o per lo meno nella mia zona viticola: gia da anni i grossi produttori, senza fare nomi tanto è facile capire chi sono, stanno cercando di aumentare la superficie vitata di loro proprietà, in modo (penso io) da non dover più dipendere da molti viticultori, autoproducendosi la materia prima.
            Fino ad oggi l'ostacolo principale è stato il prezzo molto elevato dei diritti di reimpianto, e la loro scarsa disponibilità; con la libetralizzazione prospetto una politica di nuovi impianti da parte di queste aziende, che man mano liquideranno i piccoli produttori... in fondo oggi il costo maggiore per l'impianto di un vigneto è quello da sostenere per l'acquisto dei diritti (pari quasi alla somma degli altri costi)...

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            • #7
              Non ci vedo nulla di male nè di scandaloso nè, tantomeno, di "ridimensionabile" con il regime delle quote! Non credo che mantenendo in vita questo sistema i grossi produttori di cui tu parli si spaventeranno...
              Se questi stanno piantando vigna per essere autosufficienti, beh... fanno bene!
              Az. Agr. Il Tralcio

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              • #8
                Sarebbe ora che i viticoltori riprendessero a vinificare in proprio, anziché farsi taglieggiare dalle grosse aziende o cantine, che di sociale hanno ben poco, visto che a comandare sono sempre gli stessi.
                Purtroppo, questi grossi produttori hanno cercato di omologare il gusto dei loro liquami di tipo industriale, mettendo in circolazione qualcosa che risulti gradito alla gente, spinta anche da enologi e sommeliers, i quali decantano con parole strane le qualità di quella roba. Sta succedendo come con le merendine preconfezionate rispetto ai dolci casalinghi o del pasticciere artigianale: l'industria mette delle sostanze che attirino il consumatore, che poi giudica cattivo il prodotto artigianale e quest'ultimo arriva a prezzi stratosferici, poiché l'artigiano deve pur campare, anche se, in molti casi, calca un po' troppo la mano.
                Non dimentichiamo che il vino è, comunque, un genere di prima necessità, che, qualcuno, a torto, vuole trasformare in voluttuario.

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                • #9
                  Giusta l'idea della vinificazione, ma purtroppo in alcune realta non è pensabile... nell'astigiano - cuneese - alessandrino, le dimensioni medie dell'aziende viticole sono dell'ordine pochi ettari, tali da non permettere la creazione di un a cantina di vinificazione a causa dell'impossibilità di sostenere i costi.

                  Per LorenzVigna: come fai a dire "ben vnga l'autosufficenza delle industrie vinicole" quando la maggior parte dell'economia viticola poggia sull'acquisto dell'uva da parte delle stesse...

                  Infine, come può pensare un vitivinicoltore di sopravvivere quando le grosse aziende avranno i mezzi, la disponibilità e la possibilità di entrare sul mercato con produzioni ottenute con costi più bassi?

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                  • #10
                    Faccio notare che nell'area citata (basso Piemonte), un tempo tutti vinificavano in proprio, comprese le aziende di pochi ettari, poi è venuta la moda di vendere l'uva e di sm,antellare le cantine, distruggendo anche delle botti preziose, con il deleterio risultato che molti, pur avendo le vigne, non si fanno nemmeno più il vino per il consumo personale; il tutto in cambio di poco ed agognato denaro. Ai tempi dell'autovinificazione, produrre tre o quattrocento brente di vino era la media: chi ne faceva ottocento era considerato un produttore di una certa importanza; chi, come alcuni, raggiungevano e superavano le duemila brente, rappresentavano le lodevoli punte di diamante. Oggi non si può più tornare indietro?

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                    • #11
                      Le cantine del basso Piemonte che tu citi, oggi sarebbero considerate alla streguaa di una discarica...le norme igeniche sono compltamente cambiate e quello che una volta era mormale, oggi farebbe inorridire (non dico che sia sbagliato).
                      La conseguenza è che per poter vinificare servono adegamenti tecnici e strutturali che purtroppo i poci si possono permettere.
                      In oltre c'è tutto ciò che riguarda la burocrazia, e intendo, registri, analisi, autorizzazioni, ecc. che va ulteriormente ad aumentare i costi.
                      E se poi qualcuno riuscisse a iniziare l'attività avrebbe il problema di confrontarsi con un mercato difficile, in cui o si è capaci, o non si vende.

                      con questo non voglio dire che sia impossibile per tutti, io stesso voglio passare, appena sarò laureato, da produttoredi uva a produttore di vino, ma sicuramente non è questa la soluzone...

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                      • #12
                        Originalmente inviato da Eno2005 Visualizza messaggio
                        Per LorenzVigna: come fai a dire "ben vnga l'autosufficenza delle industrie vinicole" quando la maggior parte dell'economia viticola poggia sull'acquisto dell'uva da parte delle stesse...
                        Mai pensato di scendere dal trattore e fare una cantina? O di modificare qualcosa nella tua cooperativa? E' facile, troppo facile, criticare le cantine sociali: tu sei il socio! Quindi hai tutte le carte in regola per dirigere e correggere la rotta se questa è sbagliata.
                        Cinghiale ha ragione sulla vinificazione.
                        E tu anche quando dici che il vino dei grossi produttori è una schifezza.
                        E allora l'unica strada è l'eccellenza della qualità, non il prezzo in sè stesso. Oppure, se preferisci, puntare sulla quantità a costi contenuti anche tu come produttore.
                        Ad ogni buon conto, se pensi che le grosse aziende produttrici che hanno magari in mano la gdo possano diventare davvero autosufficienti sei sulla strada sbagliata.... lo dimostrano i numeri di questi ultimi anni.

                        Vuoi fare vino, diventare produttore, però ti fai "spaventare" dai registri, le analisi, i costi... oppure dagli adeguamenti tecnologici necessari. Beh, scusa ma forse la tua strada è un'altra! Se vuoi fare l'imprenditore allora DEVI volerti scontrare con queste cose!
                        E la stessa cosa vale per "le piccole realtà": scusa, ma prova a trovare altri 2-3 produttori e fate la cantina assieme!
                        E poi il mercato: in QUALUNQUE impresa ti imbatti nel mercato e in TUTTI i settori di questo santissimo mondo o si è capaci o non si vende!!!!!!
                        Vale se vendi case, auto, gioielli, vino, formaggio, articoli di biancheria o cappottini per cani!
                        Onestamente da quello che dicevi non m'aspettavo che fossi giovane (se ti devi ancora laureare deduco sia così): parlavi un po' da nonno e con i "si stava meglio quando si stava peggio"...

                        P.S.= non prendertela, si sta chiacchierando...
                        P.S.1= per la cronaca... sai come faccio a realizzare un prezzo più alto di quello medio del mercato? vendo a un PRIVATO, noto produttore, abbastanza grandicello... mi paga di più l'uva e, visto che senza falsa modestia ho un prodotto ben migliore di quello della media di quando andavo in cantina sociale, lui è contento perché sa che l'uva è come la vuole lui. Io anche perché prendo di più. Com'è 'sta storia? Eppure è un vinaio che ha anche un bel po' di vigneti suoi!!!
                        Ribadisco, quel che paga è la qualità, anche se vendi solo l'uva senza vinificare in proprio...
                        Ultima modifica di LorenzVigna; 14/11/2007, 20:29.
                        Az. Agr. Il Tralcio

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                        • #13
                          Originalmente inviato da Eno2005 Visualizza messaggio
                          Le cantine del basso Piemonte che Tu citi, oggi sarebbero considerate alla stregua di una discarica. Le norme igeniche sono compltamente cambiate e quello che una volta era mormale, oggi farebbe inorridire (non dico che sia sbagliato).
                          La conseguenza è che per poter vinificare servono adegamenti tecnici e strutturali che, purtroppo, pochi si possono permettere.
                          Inoltre c'è tutto ciò che riguarda la burocrazia, e intendo, registri, analisi, autorizzazioni, ecc. che va ulteriormente ad aumentare i costi.
                          ... (omissis)

                          Purtroppo, ci siamo fatti piegare da regolamenti dettati da persone che non sanno assolutamente nulla di come si fa il vino, né lo hanno mai visto fare.
                          Un altro grosso problema è l'idolatria nei confronti della bottiglia, d'importazione Francese: se prima si andava ad acquistare un paio di damigiane o di bidoni ed il vino si metteva a posto in proprio, in bottiglioni che circolavano lungo la tavola, oggi si telefona col cellulare al coniuge al supermercato, incaricandolo di comperare due cartoni da sei bottigliee d'acqua ed altrettanto di vino.
                          Le denominazioni d'origine hanno fatto il resto: si pretende di vendere un prodotto naturale (o che ha la prestesa di esserlo) con un marchio commerciale. Questo può andare bene per i Francesi, che, con un numero esiguo di vitigni (Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, PInot e pochi altri) coprono l'intera produzione. Da noi, con tutti i vitigni autoctoni, il nome del vitigno deve essere ben evidenziato ed, a seguire, zona di produzione (effettiva! Non si può dire che il moscato di Strevi è vino d'Asti!) ed annata. Se scrivo Barolo, intendo una località; ben pochi sanno che è dizione stenografica per Nebbiolo di Barolo, ben diverso dal Nebbiolo di Barbaresco o dal Nebbiolo del Novese. E lo stesso discorso può essere ripreso per la Barbera o per il Moscato o per tutte le altre uve autoctone...

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                          • #14
                            Originalmente inviato da Cinghiale Visualizza messaggio
                            Purtroppo, ci siamo fatti piegare da regolamenti dettati da persone che non sanno assolutamente nulla di come si fa il vino, né lo hanno mai visto fare.
                            Un altro grosso problema è l'idolatria nei confronti della bottiglia, d'importazione Francese: se prima si andava ad acquistare un paio di damigiane o di bidoni ed il vino si metteva a posto in proprio, in bottiglioni che circolavano lungo la tavola, oggi si telefona col cellulare al coniuge al supermercato, incaricandolo di comperare due cartoni da sei bottigliee d'acqua ed altrettanto di vino.
                            Le denominazioni d'origine hanno fatto il resto: si pretende di vendere un prodotto naturale (o che ha la prestesa di esserlo) con un marchio commerciale. Questo può andare bene per i Francesi, che, con un numero esiguo di vitigni (Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, PInot e pochi altri) coprono l'intera produzione. Da noi, con tutti i vitigni autoctoni, il nome del vitigno deve essere ben evidenziato ed, a seguire, zona di produzione (effettiva! Non si può dire che il moscato di Strevi è vino d'Asti!) ed annata. Se scrivo Barolo, intendo una località; ben pochi sanno che è dizione stenografica per Nebbiolo di Barolo, ben diverso dal Nebbiolo di Barbaresco o dal Nebbiolo del Novese. E lo stesso discorso può essere ripreso per la Barbera o per il Moscato o per tutte le altre uve autoctone...
                            E quindi? non capisco cosa centri il discorso sulle denominazioni di origine!?!

                            Per ciò che riguarda il vino francese, è passata la moda, sono ormai diversi anni che il mercato è in calo.

                            Per ciò che riguarda la bottiglia... è più facile vendere il vino sfuso che imbottigliato (qui da ma e per piccole produzioni)

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                            • #15
                              Le denominazioni d'origine, così come sono state gestite, a mio parere, sono strutturate in modo tale da favorire i grossi gruppi e le cantine (a)sociali: facendo in modo che nel cliente si stampi un nome, meglio ancora se breve e facile da ricordare, il vino diventa un prodotto commerciale uniformato, come tutti gli altri, appiattito, tanto è vero che, da un anno all'atro, il gusto di certi vini è sempre uguale, mentre è a tutti noto che ci sono zone distanti anche pochissimo che producono vini, non dico di qualità, ma, indubbiamente, di gusto diverso.
                              Ho parlato di denominazioni alla Francese, le quali non permettono l'identificazione del vitigno o dei vitigni le cui uve entrano nel vino, non di vino Francese: le cose sono da tenere ben distinte.
                              La vendita sfusa è molto più facile per il venditore, ma l'acquirente, ormai, ha metabolizzato il passaggio alla bottiglia: quasi nessuno più pensa che il vino si possa acquistare anche in damigiane. Oltre tutto, perché il vino tirato adesso, magari si trova nelle bottiglie già ad aprile dell'anno prossimo? I nostri vecchi non imbottigliavano mai vini che non si fossero spogliati almeno per quattro o cinque anni.
                              Però, qualcuno ha maldestramente creato questo tipo di mercato, a vantaggio, appunto, dei grossi produttori ed il cliente ha abboccato, anche in nome della falsa credenza che il vino imbottigliato sia più igienico ...

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                              • #16
                                beh, per le denominazioni di origine la tendenza attuale è quella di seguire il modello francese, che a marketing e counicazzione e immagine sono molto più avanti di noi.
                                E io personalmente approvo il passaggio dalla doc di vitigno a quella di territorio, aumentando magari l'informazione verso il consumatore.
                                Per quanto riguarda la bottiglia ormai è passata pure quella, ora si parla di bag-in-box...sta al produttore adattarsi al mercato;
                                Per ciò che riguarda il discorso sui nostri nonni, mi sembra più un luogo comune... una volta si facevano e credevano molte cose che oggi sono superate da tutti i punti di vista...

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                                • #17
                                  Perché la S. V. ritiene migliore la denominazione di territorio migliore di quella di vitigno, anche in Italia, dove abbiamo molti autoctoni? A mio avviso, dovrebbe esserci un'etichetta unificata, riportante le seguenti indicazioni:
                                  Vitigno (o vitigni & percentuali)
                                  Zona di produzione (anche, al limite, singolo Comune o frazione)
                                  Anno di vendemmia
                                  Data d'imbottigliamento
                                  Produttore
                                  Bag-in-box è forse quella roba simile al Tetrapak?

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                                  • #18
                                    La discussione si è fermata ed è caduta nel vuoto....ora che la riforma è stata approvata, che ne pensate del risultato?

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                                    • #19
                                      come molti commentavano: quando da noi si estirpa negli altri paesi competitor extra.UE, si continua ad impiantare...........

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                                      • #20
                                        Originalmente inviato da giuba Visualizza messaggio
                                        come molti commentavano: quando da noi si estirpa negli altri paesi competitor extra.UE, si continua ad impiantare...........
                                        ??? cosa vuoi dire? scusa ma non riesco a capire che tono ha la tua risposta, critica,sarcasmo,...?

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                                        • #21
                                          Ti rispondo con un esempio:
                                          • immagine dello spumante francese nel mondo---> champagne (possono usarlo solo loro, in quanto zona geografica)
                                          • immagine dello spumante italiano nel mondo---> metodo classico ??? (niente di niente, domani un tedesco si alza e decide di inserire la dicitura metodo classico, noi non possiamo dire niente...)

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                                          • #22
                                            Occorre più serietà e meno immagine.
                                            Se i Tedeschi decidessero di usare il metodo classico (per i Francesi Méthode Champenoise, ancorché l'inventore sia Italiano), ben vengano: basta solo un'etichetta unificata con informazioni chiare. Tutto il resto è pura gestione del marchio e dell'immagine, cui molti attribuiscono molto significato, ma per il sottoscritto assolutamente marginale.

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                                            • #23
                                              l'opinione che conta però, al momento, è quella del mercato....
                                              poco cambia con un'etichetta unificata, quando il commercio è gestito da GDO e ORECHA, in cui le etichette nemmeno si vedono, o si vedono 100mq di scaffali pieni di bottiglie. La distinzione si fa a livello di stile aziendale.

                                              Non so dove tu abbia visto che "l'inventore" del metodo classico sia un italiano????

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                                              • #24
                                                Pare che sia stato un Italiano e Don Pierre Perignon abbia diffuso il metodo di spumantizzazione in Francia, ma non sia lui l'inventore.

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                                                • #25
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                                                  • #26
                                                    Infatti, l'attribuzione più comune è a Dom Perignon, ma l'invenzione pare essere Italiana ed antecedente.

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                                                    • #27
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                                                      • #28
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                                                        • #29
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                                                          L'origine della coltivazione della vita è controversa: pare che la zona di origine di una coltivazione organizzata sia identificabile con l'area mediorientale (Persia, attuali Iraq e Iran) e comunque tutta l'area di levante del bacino mediterraneo.
                                                          Il commercio del vino (che comunque, è bene ricordarlo, era un prodotto assolutamente non confrontabile con ciò che noi oggi intendiamo per vino) è attestato dagli scambi fenici che lo portarono in tutte le colonie. Da qui la diffusione è stata limitata alle aree litorali mediterranee.
                                                          Scusate l'excursus, ma mi manca pur sempre un solo esame per laurearmi in Storia (sebbene faccia l'agricoltore)!
                                                          :-)

                                                          Lorenzo
                                                          Az. Agr. Il Tralcio

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                                                          • #30
                                                            ...quindi confermi anche ciò che ho detto io... e aggiungerei che oltre a francesi ed italiani, hanno lavorato alla spumantizzazione, o meglio a capire le cause che portavano a quella che in principio fu considerata un'alterazione del prodotto, anche altri studiosi; il merito di alcuni è stato quello di aver visto in ciò che era successo, non un alterazione, ma bensì una nuova tipologia di prodotto.

                                                            A parte queste divagazioni storiche, in ogni caso la Francia, che ha saputo legare i suoi vini al territorio, a mio parere, ha fatto una scelta migliore di quella dell'Italia, che, invece, lega il prodotto al vitigno.
                                                            Va bene che in Italia ci siano molti autoctoni, ma paesi extraeuropei (leggasi cile e california) hanno già provato, e a volte sono riusciti con suiccesso, a creare impiantamenti di autoctoni italiani; va bene il discorso di terroir, ma in ogni caso ora la varietà italiana è anche là.
                                                            Il territorio, al contrario, è qui, e rimarrà qui per sempre: il Barbaresco non potrà mai essere "copiato", e il nome rimarrà quello... il Tokaj, proprio a causa del legame al territorio, se lo sono portati via gli Ungheresi.

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