CEREALI: UN PATTO PER RILANCIARNE LA PRODUZIONE
Ottobre e novembre sono i mesi delle semine dei cereali autunno vernini, in prevalenza grano tenero e orzo. Dalle prime indicazioni che arrivano dalle campagne c’è il rischio che i campi rimangano incolti, poiché, a conti fatti e ad annata praticamente conclusa, produrre grano significa lavorare in perdita.<o
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Lo segnala Confagricoltura, fortemente preoccupata per la situazione che si è venuta a creare, con introiti sempre più bassi a fronte di costi sempre più elevati. I migliori produttori – fa rilevare la Confagricoltura di Torino diretta da Ercole Zuccaro - nell’annata appena chiusa, hanno ottenuto 67 quintali di frumento per ettaro, con un ricavo di 848 Euro, cifra che non è neppure sufficiente per pagare il canone di affitto dei terreni e i costi di produzione. <o
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I canoni di affitto partono infatti da valori attorno ai 300 Euro/ha e salgono, per le zone più vocate della provincia, fino a oltre 650 Euro/ha. Inoltre, tra sementi, concimi, diserbo, trebbiatura e altre lavorazioni, si spendono almeno 780 Euro/ha.<o
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“In queste condizioni diventa più conveniente non produrre e lasciare i terreni a riposo”, dichiara il presidente di Confagricoltura Torino Vittorio Viora. “Ciò che occorre è un nuovo patto di filiera che veda produttori, trasformatori e industriali uniti per la valorizzazione dei cereali prodotti in Piemonte. Sul fronte della commercializzazione è necessario far crescere le cooperative di raccolta e stoccaggio, oltre che favorire rapporti diretti tra cerealicoltori e industria molitoria e di trasformazione e per ridurre i costi di intermediazione. Inoltre i produttori – precisa Viora - devono lavorare sempre di più uniti per fornire all’industria molitoria partite omogenee e selezionate di grani di qualità, per favorire sempre più l’approvvigionamento di cereali sul mercato interno”.<o
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Ottobre e novembre sono i mesi delle semine dei cereali autunno vernini, in prevalenza grano tenero e orzo. Dalle prime indicazioni che arrivano dalle campagne c’è il rischio che i campi rimangano incolti, poiché, a conti fatti e ad annata praticamente conclusa, produrre grano significa lavorare in perdita.<o


Lo segnala Confagricoltura, fortemente preoccupata per la situazione che si è venuta a creare, con introiti sempre più bassi a fronte di costi sempre più elevati. I migliori produttori – fa rilevare la Confagricoltura di Torino diretta da Ercole Zuccaro - nell’annata appena chiusa, hanno ottenuto 67 quintali di frumento per ettaro, con un ricavo di 848 Euro, cifra che non è neppure sufficiente per pagare il canone di affitto dei terreni e i costi di produzione. <o


I canoni di affitto partono infatti da valori attorno ai 300 Euro/ha e salgono, per le zone più vocate della provincia, fino a oltre 650 Euro/ha. Inoltre, tra sementi, concimi, diserbo, trebbiatura e altre lavorazioni, si spendono almeno 780 Euro/ha.<o


“In queste condizioni diventa più conveniente non produrre e lasciare i terreni a riposo”, dichiara il presidente di Confagricoltura Torino Vittorio Viora. “Ciò che occorre è un nuovo patto di filiera che veda produttori, trasformatori e industriali uniti per la valorizzazione dei cereali prodotti in Piemonte. Sul fronte della commercializzazione è necessario far crescere le cooperative di raccolta e stoccaggio, oltre che favorire rapporti diretti tra cerealicoltori e industria molitoria e di trasformazione e per ridurre i costi di intermediazione. Inoltre i produttori – precisa Viora - devono lavorare sempre di più uniti per fornire all’industria molitoria partite omogenee e selezionate di grani di qualità, per favorire sempre più l’approvvigionamento di cereali sul mercato interno”.<o


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