MMT Forum Macchine

Annuncio

Collapse
No announcement yet.

Voi seminate quest'anno?

Collapse
X
 
  • Filtro
  • Data
  • Visualizza
Cancella tutto
new posts

  • Voi seminate quest'anno?

    CEREALI: UN PATTO PER RILANCIARNE LA PRODUZIONE
    Ottobre e novembre sono i mesi delle semine dei cereali autunno vernini, in prevalenza grano tenero e orzo. Dalle prime indicazioni che arrivano dalle campagne c’è il rischio che i campi rimangano incolti, poiché, a conti fatti e ad annata praticamente conclusa, produrre grano significa lavorare in perdita.<o></o>
    Lo segnala Confagricoltura, fortemente preoccupata per la situazione che si è venuta a creare, con introiti sempre più bassi a fronte di costi sempre più elevati. I migliori produttori – fa rilevare la Confagricoltura di Torino diretta da Ercole Zuccaro - nell’annata appena chiusa, hanno ottenuto 67 quintali di frumento per ettaro, con un ricavo di 848 Euro, cifra che non è neppure sufficiente per pagare il canone di affitto dei terreni e i costi di produzione. <o></o>
    I canoni di affitto partono infatti da valori attorno ai 300 Euro/ha e salgono, per le zone più vocate della provincia, fino a oltre 650 Euro/ha. Inoltre, tra sementi, concimi, diserbo, trebbiatura e altre lavorazioni, si spendono almeno 780 Euro/ha.<o></o>
    In queste condizioni diventa più conveniente non produrre e lasciare i terreni a riposo”, dichiara il presidente di Confagricoltura Torino Vittorio Viora.Ciò che occorre è un nuovo patto di filiera che veda produttori, trasformatori e industriali uniti per la valorizzazione dei cereali prodotti in Piemonte. Sul fronte della commercializzazione è necessario far crescere le cooperative di raccolta e stoccaggio, oltre che favorire rapporti diretti tra cerealicoltori e industria molitoria e di trasformazione e per ridurre i costi di intermediazione. Inoltre i produttori – precisa Viora - devono lavorare sempre di più uniti per fornire all’industria molitoria partite omogenee e selezionate di grani di qualità, per favorire sempre più l’approvvigionamento di cereali sul mercato interno”.<o></o>
    <o> </o>

  • #2
    Originalmente inviato da brentford Visualizza messaggio

    In queste condizioni diventa più conveniente non produrre e lasciare i terreni a riposo”, dichiara il presidente di Confagricoltura Torino Vittorio Viora.Ciò che occorre è un nuovo patto di filiera che veda produttori, trasformatori e industriali uniti per la valorizzazione dei cereali prodotti in Piemonte. Sul fronte della commercializzazione è necessario far crescere le cooperative di raccolta e stoccaggio, oltre che favorire rapporti diretti tra cerealicoltori e industria molitoria e di trasformazione e per ridurre i costi di intermediazione. Inoltre i produttori – precisa Viora - devono lavorare sempre di più uniti per fornire all’industria molitoria partite omogenee e selezionate di grani di qualità, per favorire sempre più l’approvvigionamento di cereali sul mercato interno”.<O></O>
    <O> </O>
    Strano......la differenza sulla qualità (almeno per il grano pugliese) la pagano circa 1 euro. Poichè le varietà da loro valorizzate rendono mediamente il 10% in meno questa scelta è antieconomica. Sempre più sento parlare di qualità, sempre meno di micotossine. Il problema non è la qualità........
    Io quest'anno colza e duro sulle rotazioni.

    Commenta


    • #3
      Ma visto che le industrie molitorie predicano tante belle cose raggruppate da una parola magica, la "QUALITA'"... perchè ad un certo punto passano sopra a tutto e comprano il frumento a 9 euro consegnato dall'Ungheria?

      Commenta


      • #4
        Originalmente inviato da Plinio Visualizza messaggio
        Ma visto che le industrie molitorie predicano tante belle cose raggruppate da una parola magica, la "QUALITA'"... perchè ad un certo punto passano sopra a tutto e comprano il frumento a 9 euro consegnato dall'Ungheria?
        Perché il frumento e grano duro ungherese non é buono?
        Giá gli antichi romani avevano colonizzato Romania e Ungheria per produrre frumento e vino, inoltre l'ungheria confina con l'Ucraina, da sempre produttrice di uno dei migliori grani duri del mondo. Che il grano ungherese da 9 euro sia di scarsa qualitá puó anche essere, ma insinuare che il grano ungherese sia in toto di bassa qualitá lo trovo un pó sciovinista.
        Diciamo che la mano d'opera costa meno, e che, soprattutto, le proprietá non sono spezzettate come quelle Italiane, lí sono da migliaia di ettari, quindi non ci sono investimenti ridondanti in macchine e infrastrutture creando un costo finale maggiore

        Commenta


        • #5
          Originalmente inviato da pederz_ Visualizza messaggio
          Perché il frumento e grano duro ungherese non é buono?
          Giá gli antichi romani avevano colonizzato Romania e Ungheria per produrre frumento e vino, inoltre l'ungheria confina con l'Ucraina, da sempre produttrice di uno dei migliori grani duri del mondo. Che il grano ungherese da 9 euro sia di scarsa qualitá puó anche essere, ma insinuare che il grano ungherese sia in toto di bassa qualitá lo trovo un pó sciovinista.
          Diciamo che la mano d'opera costa meno, e che, soprattutto, le proprietá non sono spezzettate come quelle Italiane, lí sono da migliaia di ettari, quindi non ci sono investimenti ridondanti in macchine e infrastrutture creando un costo finale maggiore
          Passi per le altre cose, ma mi dici quanto puo' incidere la manodopera nella coltivazione del grano? I concimi, i diserbanti non si pagano la'? Oramai e' una guerra fra poveri...

          Commenta


          • #6
            Originalmente inviato da pederz_ Visualizza messaggio
            Perché il frumento e grano duro ungherese non é buono?
            Giá gli antichi romani avevano colonizzato Romania e Ungheria per produrre frumento e vino, inoltre l'ungheria confina con l'Ucraina, da sempre produttrice di uno dei migliori grani duri del mondo. Che il grano ungherese da 9 euro sia di scarsa qualitá puó anche essere, ma insinuare che il grano ungherese sia in toto di bassa qualitá lo trovo un pó sciovinista.
            Diciamo che la mano d'opera costa meno, e che, soprattutto, le proprietá non sono spezzettate come quelle Italiane, lí sono da migliaia di ettari, quindi non ci sono investimenti ridondanti in macchine e infrastrutture creando un costo finale maggiore
            Sarà anche buono, forse ottimo... ma io vorrei vedere le analisi di quello da 9 euro, e ricordiamoci che quel prezzo comprende la consegna franco magazzino dell'acquirente!

            Commenta


            • #7
              Quest'anno nella mia zona non ci saranno semine di frumento....l'orzo non si vede ormai già da qualche anno. Semineranno solo le aziende zootecniche (per l'autoproduzione e per la paglia) e qualche contoterzista che visto che ha i clienti che lasciano sterile la terra la lavora lui per impiegare le sue macchine!
              Ormai la scelta è semplice....o mais o mais, decidi. Il bello è che almeno con quello si guadagnasse bene!
              Duro qua ce n'è sempre stato poco....e la colza non alletta tanto!
              Che brutto mondo.....

              Commenta


              • #8
                più il grano è preso dall'estero e più nel viaggio si degrada lo stoccano talamente male all'estero che mi piacerebbe analizzarlo per vedere ..
                è scontato aimè per noi che non vi è più margine per vivere..... ritardi pac prodotti pagati in modo insulso eccil futuro è buoi .. l'unica via è un minimo di potezionismo e di facoltà di reddita per gli agricoltoriNON CI SCORDIAMO CHE L'UNICO COSTUDE DEL TERRITORIO è L'AGRICOLTORE cosa spesso dimenticata...poi il mercato del frumento è globale per di più mi ricordo anche tutte le speculazioni a livello mondiale con i future sulle commodities... tipo grano a 45 euro petrolio a 180 euro barile mais idem con patatite e lo sapevate chi deteneva in grandi quantità questi future??? le banche di affari immaginate il tracollo se avesso fatto scendere il petrolio o i cerali prima del previsto???? sarebbe da non seminare nulla con i lseme del grano duro a 48 euro da seme ....useremo meno concime e diserbi in modo tale da avere meno qualità....
                da me un pastificio artigiano prende solo grano da lcanada e poi scrive made in italy... ma vai a cacare un tempo gli proposi di farlo io il grano per lui con un minimo di 5 euro in più il quintale ma perlomeno aveva la filiera ed io un p odi reddito e lui??? nisba complimenti usa solo quello del canada come se fosse il clima ideale per un grano da pasta ....ammhmhmh

                Commenta


                • #9
                  Oggi ho trebbiato il granoturco, annata che dire pessima sarebbe poco, c'e' stata una siccita' spaventosa, seminato a maggio contro aprile degli altri anni....non ho raggiunto i 90 q/ettaro!
                  L'anno scorso 120 q/ettaro sugli stessi terreni...
                  Il prezzo e' da paura... 7euro al qle sul verde...
                  E' l'ultimo anno che semino mais...

                  Commenta


                  • #10
                    <TABLE cellSpacing=0 cellPadding=5 width="100%" border=0><TBODY><TR><TD>Il prezzo del mais in due anni si è pressoché dimezzato e non è più remunerativo
                    Granoturco, agricoltori quasi sul lastrico
                    I costi hanno raggiunto i ricavi e c'è già chi non vuole più seminare

                    </TD></TR><TR><TD>


                    VIGONE – Per il mais, in questa stagione, è tempo di raccolto. Le strade del basso Pinerolese sono invase da mietitrebbiatrici e trattori con carichi di granoturco da consegnare ai centri di stoccaggio.

                    La mietitura non è ancora conclusa, ma le stime per il 2009 lasciano intendere che la produzione potrebbe scendere almeno del 15 per cento circa rispetto all’anno scorso. Un calo che, accoppiato all’attuale crollo dei prezzi dei cereali, rischia di mettere sul lastrico gli agricoltori della zona.

                    Il loro andamento, rilevato presso la Cooperativa agricola vigonese che comprende circa 400 soci provenienti da una decina di Comuni della zona, non lascia infatti adito a troppe speranze. Tanto che una stima verosimile fa ritenere credibile un ricavo inferiore complessivamente di circa quattro milioni di euro per i coltivatori associati alla Cooperativa, rispetto agli incassi del 2006 e 2007.

                    Adesso il granoturco è pagato 120 euro alla tonnellata, il valore più basso degli ultimi quattro anni. Ad ottobre 2008 valeva poco di più, cioè 130 euro; ma nello stesso mese di due anni fa si era impennato fino a raggiungere i 218 euro, con un formidabile scatto verso l’alto rispetto ai 159 euro dello stesso mese del 2006.

                    Acqua passata che, purtroppo, non macina più. Ora si devono fare i conti con un deprezzamento che allarma e preoccupa gli agricoltori, che già iniziano a farsi i conti in tasca e scoprono di lavorare ormai quasi in perdita.

                    Basta un dato per fotografare il loro umore: in una giornata piemontese coltivata a mais i costi, senza l’affitto del terreno, assorbono il 48 per cento del totale mentre i ricavi raggiungono il 52.

                    Poco manca alla parità, dunque. Con la conseguenza che la circolazione del denaro nei campi non produce più reddito ma soltanto lavoro non retribuito; alla stessa stregua del terreno che come bene non dà alcun profitto al proprietario che lo usa, ma soltanto se lo cede in affitto a terzi. I quali, peraltro, finiscono con il lavorare in perdita, se versano il canone previsto.

                    Ma come si è giunti a questo punto?

                    «La minor produzione nel basso Pinerolese è causata da diversi fattori: il periodo prolungato di semina (tra precoci e tardive, che hanno reso la produzione molto disomogenea con produzioni record per alcuni e in calo anche del 30 per cento per altri); l’andamento climatico (con eccessive piogge primaverili e siccità nel mese di agosto, tanto che le temperature estive sono state le più alte degli ultimi anni); il divieto dell’uso di neonicotinoidi, cioè dei concianti dei semi (entrato in vigore per le semine 2009, ha causato la perdita di piante distrutte dai parassiti» dice Filippo Bertello, presidente della Cooperativa vigonese.

                    Sul fronte dei prezzi ci sono prospettive meno cupe?

                    «Nei mesi di settembre e ottobre il prezzo del mais ha registrato il minimo storico degli ultimi cinque anni. Nel breve e medio termine non ci sono, purtroppo, delle buone prospettive. I consumi sono stagnanti e le produzioni in Francia e nei Paesi dell’Est (a cominciare dall’Ungheria) sono discrete».
                    C’è già chi minaccia di non seminare più, in attesa di tempi migliori.
                    «Se si guarda ai prezzi attuali, è vero che con una produzione a ettaro medio-bassa non si riescono più a coprire tutti i costi e questo vale anche per il grano. In futuro potrebbe in effetti verificarsi il rischio di avere dei terreni vuoti in alcune zone» conferma Filippo Bertello.<STRIKE>
                    </STRIKE>

                    </TD></TR></TBODY></TABLE>

                    Commenta


                    • #11
                      Salve a tutti,
                      Coltivo 80 Ha in Valdichiana di Arezzo, rotazione grano duro-girasole: quest'anno non seminerò grano duro per non rimettere soldi ma solo favino, a spaglio senza seminatrice e senza concimazione: se viene bene lo trebbio se no lo sovescio e così l'apporto di azoto farà risparmiare sulla concimazione dell'anno prossimo quando finalmente il mercato dei cereali riprenderà, speriamo....Intanto quest'anno con me le varie ditte sementiere e chimiche, i consorzi agrari ed i pastifici non guadagneranno niente: è la sola lezione che capiranno!!!! fatelo anche Voi e l'anno prossimo ci verranno a cercare nei campi scongiurandoci di coltivare di nuovo il grano duro; per chi non lo sapesse al Senato è già passato il DDL sulla etichettatura degli alimenti: deve essere approvata alla Camera e poi vedremo: tutti i prodotti alimentari dovranno indicare in etichetta l'origine della materia prima: come faranno secondo voi i vari famosi pastifici italiani a scrivere in etichetta "pasta made in Italy" se la fanno con grano ucraino e canadese? sta per arrivare la legge giusta che Zaia ha già fatto per l'olio di oliva e che sta facendo per il latte e i formaggi: tenete duro e quest'anno mettetevi in tasca il contributo pac pulito senza coltivare niente, che equivale a rimettere: un anno a favino e la terra migliora; ma chi ci strozza deve chiudere: mors tua vita mea. Ciao a tutti. massbalde da Arezzo

                      Commenta


                      • #12
                        Originalmente inviato da massbalde Visualizza messaggio
                        Intanto quest'anno con me le varie ditte sementiere e chimiche, i consorzi agrari ed i pastifici non guadagneranno niente: è la sola lezione che capiranno!!!! fatelo anche Voi e l'anno prossimo ci verranno a cercare nei campi scongiurandoci di coltivare di nuovo il grano duro; per chi non lo sapesse al Senato è già passato il DDL sulla etichettatura degli alimenti: deve essere approvata alla Camera e poi vedremo: tutti i prodotti alimentari dovranno indicare in etichetta l'origine della materia prima: come faranno secondo voi i vari famosi pastifici italiani a scrivere in etichetta "pasta made in Italy" se la fanno con grano ucraino e canadese?
                        Pienamente d'accordo soprattutto sulla prima parte, non possiamo lavorare in perdita noi per far guadagnare chi ci ritira il prodotto, dal momento che seminiamo loro si sono garantiti l'approvviggionamento di una serie di prodotti e servizi!
                        Sulla seconda parte ho qualche dubbio in più, sappiamo bene che le industrie, specialmente le più grosse e potenti, sono le regine dei raggiri alle nostre spalle...

                        Commenta


                        • #13
                          non lamentiamoci dei prezzi dei prodotti agricoli che sono i più alti del mondo, dobbiamo lavorare intorno alle cose che dipendono da noi, una di queste sono i costi di produzione per unità di prodotto.

                          Commenta


                          • #14
                            Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                            non lamentiamoci dei prezzi dei prodotti agricoli che sono i più alti del mondo, dobbiamo lavorare intorno alle cose che dipendono da noi, una di queste sono i costi di produzione per unità di prodotto.
                            Per maggior qualità d' informazione, hai la possibilità d' inserire anche dei prezzi di riferimento di altri paesi?

                            Abbassare costi di produzione ok....ma se i mezzi tecnici necessari subiscono rincari oltre certi valori, non rimane molto su cui migliorare.
                            Sarebbe interessante valutare anche il confronto con altri paesi pure sulla voce costi.
                            Ceppi c'è!

                            Commenta


                            • #15
                              lo davo per scontato dal momento che le derrate vengono importate a prezzi minori, ma le quotazioni della borsa di Chicago si trovano facilmente ed i produttori le conoscono, in Argentina il prezzo del latte alla stalla è 17 centesimi di EURO, non sono felici, ma lavorando sui costi ci stanno e continuano a produrre e rifornire i mercati, hanno un detto: Chicago non crede alle lacrime.

                              Commenta


                              • #16
                                Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                non lamentiamoci dei prezzi dei prodotti agricoli che sono i più alti del mondo, .
                                ......che significa? più alti i prezzi.......più alti i costi. Se paragoni solo i prezzi sbagli. Devi paragonare i prezzi rispetto al costo della vita nei rispettivi paesi.

                                Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                dobbiamo lavorare intorno alle cose che dipendono da noi, una di queste sono i costi di produzione per unità di prodotto.
                                Puoi fare un esempio......perchè io mi lambicco il cervello da anni (e non credo di essere l'unico) e non sono riuscito a trovare una soluzione.

                                Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                le derrate vengono importate a prezzi minori, ma le quotazioni della borsa di Chicago si trovano facilmente ed i produttori le conoscono,
                                Cosa devo dedurre? Puoi chiarire il tuo concetto?

                                Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                in Argentina il prezzo del latte alla stalla è 17 centesimi di EURO, non sono felici, ma lavorando sui costi ci stanno e continuano a produrre e rifornire i mercati, hanno un detto: Chicago non crede alle lacrime.
                                Il reddito pro capite argentino è circa la metà di quello italiano.
                                il reddito pro capite tedesco è superiore a quello italiano.
                                Ora prova a confrontare i prezzi e capirai le incongruenze di quanto affermi. Per paragonare un costo, un prezzo o similari solitamente si analizza il reddito pro capite per avere una stima reale. Altrimenti è solo sciorinare cifre senza rendere la realtà delle cose.
                                Ponendo come riferimento 17 cent\l del latte argentino, quello italiano dovrebbero pagarlo più di 34 cent\l e quello tedesco molto di più.
                                Sempre in riferimento al prezzo del latte dimmi un modo per abbattere i costi. (Condidera che già importiamo i cereali ad uso zootecnico a prezzi stracciati, utilizziamo automatismi, manodopera di operatori extracomunitari a prezzi molto contenuti, senza calcolare gli aiuti della comunità europea...........)

                                Commenta


                                • #17
                                  ciao Cepy75 mi spiego meglio, ma non bisogna fare confusione tra i prodotti non trasportabili come le prestazioni turistiche, che seguono il costo della vita del paese di produzione, all'opposto ci sono prodotti perfettamente trasportabili come il petrolio, il ferro ed anche i cereali, i formaggi stagionati, il latte in polvere e la carne (surgelata?).
                                  Il prezzo dei prodotti trasportabili è unico in tutto il mondo, salvo il costo del trasporto; i prezzi registrati dai mercati locali variano tra di loro, ma solo in funzione del diverso costo dei trasporti, non sono influenzati dalle scelte del produttore, non importa se piccolo o grosso, singolo od associato, arrabbiato o meno.
                                  Chicago non crede alle lacrime.

                                  Commenta


                                  • #18
                                    Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                    Il prezzo dei prodotti trasportabili è unico in tutto il mondo, salvo il costo del trasporto;.
                                    Il tasso di cambio (sia nominale che reale) dimostra tutto il contrario.

                                    Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                    i prezzi registrati dai mercati locali variano tra di loro, ma solo in funzione del diverso costo dei trasporti, non sono influenzati dalle scelte del produttore, non importa se piccolo o grosso, singolo od associato, arrabbiato o meno.
                                    Magari fosse così semplice come credi. Hai ridotto la formulazione del prezzo del bene ad una sola variabile e , per giunta, quella meno rappresentativa. Il tuo concetto di prezzo è quello dell' impero romano. I prezzi erano calmierati e si remunerava in tutto l'impero la manodopera allo stesso modo. L'unica variabile era il costo di trasporto. Oggi, invece, oltre ad essere molto più articolato (dazi, valute diverse, aiuti di stato diversi in ogni nazione, etc...) il mercato non è controllato. Come esempio basta vedere le diverse quotazioni delle borse merci italiane, l'elenco ed il costo dei dazi doganali, etc......

                                    Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                    Chicago non crede alle lacrime.
                                    Poichè citi questa massima per la seconda volta e dopo aver letto il tuo post credo che non hai colto il senso stesso della massima.

                                    Commenta


                                    • #19
                                      ciao 90 C, non essere arrabbiato con me solo perché ho studiato poco
                                      se non ti piace il mercato mondiale dei cereali la mettiamo sul locale:
                                      anche la granaria di Milano non crede alle lacrime www.granariamilano.org

                                      Commenta


                                      • #20
                                        Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                        ciao 90 C, non essere arrabbiato con me solo perché ho studiato poco
                                        se non ti piace il mercato mondiale dei cereali la mettiamo sul locale:
                                        anche la granaria di Milano non crede alle lacrime www.granariamilano.org
                                        Ciao quadrifoglio.
                                        Non sono per nulla arrabbiato con te. (Perchè dovrei esserlo??)
                                        Il tuo grado di istruzione poco conta, sicuramente dimostrerai di poter arricchire il forum con il tuo contributo a tuo modo.
                                        Il mio post era mirato a contraddire un pensiero comune che sembra indicare l'imprenditore agricolo italiano come inefficiente, poco organizzato ed incapace di contenere i costi. La realtà è ben diversa. Apparteniamo ad un mercato libero e sregolato, con bolle speculative cicliche a scapito dei produttori agricoli.
                                        Leggere in un post che dobbiamo lavorare sui costi di produzione e che il prezzo è unico diviene difficile accettarlo proprio perchè è questo che tentano di far passare per vero.
                                        Per motivi personali mi aggiorno sui prezzi di svariate borse merci italiane. Il mais raddoppia dal nord al sud Italia mentre per una comune commissione di trasporto con contratto si paga max 3 euro ........intanto ci dicono che importarlo costa pochi euro di trasporto.
                                        Io non credo alle parole di Chicago.......
                                        Ultima modifica di 90 c; 23/10/2009, 21:22. Motivo: correzione

                                        Commenta


                                        • #21
                                          andamento...

                                          salve a tutti,
                                          so che per un contadino vedere un campo incolto può essere un dispiacere ma concordo con il messaggio precedente. Ormai i prezzi sono slegati dalla produzione abbondante o meno. In un mercato globale valgono più le speculazioni fatte a tavolino che tutto il resto. Mio padre coltiva 12 ha e ogni anno è un terno al lotto: mais, soia, orzo, frumento. Dove andrò a guadagnarci qualcosa? (o a perdere meno?). Purtroppo fino a quando il livello del benessere (stile di vita) in certi paesi dell'est Europa e del Sudamerica rimarrà basso riusciranno a produrre a costi inferiori. Quando uno stipendio medio di quei lavoratori è sui 300 - 400 euro è difficile competere... Credo nella specializzazione delle zone e dei prodotti tipici: DOP, DOC, IGP etc., l'unico modo per difendere la qualità dei nostri prodotti.

                                          Saluti a tutti.

                                          P.S. Sapete che in Cina hanno appositamente fondato una città che si chiama Parma per poter produrre il loro "prosciutto di Parma" senza incappare in sanzioni?!? Non ho parole...

                                          Commenta


                                          • #22
                                            non credo che il costo della manodopera possa incidere molto sui costi di produzione,
                                            parlo delle aziende strutturate in grado di competere, il costo della vita nella zona degli Stati Uniti dove si produce il mais è circa uguale al nostro, il mais secco ieri quotava 9.7 €, ma non è il prezzo all' azienda, anche questo è un prezzo sostenuto grazie alle sovvenzioni ai produttori di etanolo, infatti si lamentano i produttori di maiali che trovano il mais troppo caro.
                                            Non è facile quadrare un'azienda di 12 ettari, sono d'accordo, immagino però si tratti di un'azienda part-time e questo mitiga il problema, per le aziende professionali la situazione è più seria e richiede attenzione, queste aziende dopo che hanno imprecato contro i mercati devono guardare in casa e valutare come fare reddito pur con esigui spazi di manovra.
                                            Chicago non crede alle lacrime.
                                            Ultima modifica di quadrifoglio; 31/10/2009, 21:03. Motivo: firma

                                            Commenta


                                            • #23
                                              Credo che la risposta sia tutta in quel "...spazi di manovra". La realtà italiana non permette di poter andare a seminare con seminatrici a 24 file per il mais....alcuni appezzamenti raggiungono a malapena le 24 file! Il problema è che i prezzi sono paragonati su scala mondiale, e non sulla qualità e sulle realtà produttive.

                                              Commenta


                                              • #24
                                                non sono stato chiaro; gli spazi di manovra che intendo io vanno trovati nella contabilità, e poi credimi, riguardo la dimensione degli appezzamenti confermo che bisogna distinguere, il coltivatore professionale deve decidere quali di questi non daranno mai reddito per una determinata coltura: punto.
                                                Gli hobbisti è bene che continuino a divertirsi, perché no, penso che quelli consapevoli di praticare un hobby si divertano di più.

                                                Commenta


                                                • #25
                                                  Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                                  non sono stato chiaro; gli spazi di manovra che intendo io vanno trovati nella contabilità
                                                  cioè?risparmiare dal commercialista?

                                                  Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                                  e poi credimi, riguardo la dimensione degli appezzamenti confermo che bisogna distinguere, il coltivatore professionale deve decidere quali di questi non daranno mai reddito per una determinata coltura: punto.
                                                  quindi un agricoltore si sveglia la mattina, decide di condurre solo appezzamenti dalla dimensione media di 10ha, e la sera è cosa fatta?
                                                  non è che il fatto di risiedere in Lombardia, che assieme a Veneto e Emilia-Romagna, forma un triangolo pianeggiante senza eguali in Italia, ti influenza un po' troppo?

                                                  e poi, non è che sei un po' troppo focalizzato sui seminativi?quando vi sono molte altre forme di agricoltura?

                                                  saluti

                                                  Gabriele
                                                  Roger Federer

                                                  Commenta


                                                  • #26
                                                    Originalmente inviato da GabrieleB. Visualizza messaggio
                                                    cioè?risparmiare dal commercialista?


                                                    quindi un agricoltore si sveglia la mattina, decide di condurre solo appezzamenti dalla dimensione media di 10ha, e la sera è cosa fatta?
                                                    non è che il fatto di risiedere in Lombardia, che assieme a Veneto e Emilia-Romagna, forma un triangolo pianeggiante senza eguali in Italia, ti influenza un po' troppo?

                                                    e poi, non è che sei un po' troppo focalizzato sui seminativi?quando vi sono molte altre forme di agricoltura?

                                                    saluti

                                                    Gabriele
                                                    certo Gabriele, anche il commercialista è un costo e va calcolato e ripartito sui quintali di prodotto, potrebbe incidere anche oltre il10%
                                                    sicuramente il commercialista non aiuta a fare l'analisi dei costi, la sua è contabilta fiscale.
                                                    per il resto siamo d'accordo, esiste una superficie minima per certe colture, poi bisogna cambiare coltura, hai mai provato a scrivere tutte le ore (tue e del terzista) che servono per coltivare 1 ettaro di mais irriguo?, dai un valore a queste ore ed infine calcola quanti quintali di granoturco ed a che prezzo lo dovresti vendere per avere un guadagno sufficiente per pagare tutti (ma proprio tutti) e mantenere la famiglia, calcola anche quanti di questi campetti ti servirebbero per vivere.

                                                    Commenta


                                                    • #27
                                                      Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                                      non sono stato chiaro; gli spazi di manovra che intendo io vanno trovati nella contabilità, e poi credimi, riguardo la dimensione degli appezzamenti confermo che bisogna distinguere, il coltivatore professionale deve decidere quali di questi non daranno mai reddito per una determinata coltura: punto.
                                                      Gli hobbisti è bene che continuino a divertirsi, perché no, penso che quelli consapevoli di praticare un hobby si divertano di più.
                                                      Ma tu fai l'agricoltore di professione?Se sì quante pertiche coltivi?Ciao

                                                      Commenta


                                                      • #28
                                                        Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                                        certo Gabriele, anche il commercialista è un costo e va calcolato e ripartito sui quintali di prodotto, potrebbe incidere anche oltre il10%
                                                        sicuramente il commercialista non aiuta a fare l'analisi dei costi, la sua è contabilta fiscale.
                                                        forse ora ho capito perchè sono costretto a dire di no a potenziali clienti per il 2010...dò un ottimo servizio e il mio studio ha raggiunto il punto di saturazione!
                                                        dev'essere il fatto che io offro un rendiconto economico (semplice "bilancino" infrannuale), semestralmente e a richiesta anche trimestralmente...dev'essere il fatto che quando predispongo il mod. Unico, mi siedo col cliente e gli spiego per filo e per segno versamenti in acconto, a saldo, ICI, IRAP, perchè così perchè colà....o dev'essere il fatto che se un cliente ha bisogno di un avvocato, un geometra, ho tali figure nella mia "scuderia" (sono amici, colleghi, a volte loro stessi clienti del mio studio)...o ancora, forse perchè se un cliente (agricolo) ovviamente ha tempo da dedicare alle scartoffie solo quando piove, sono disponibile spessissimo anche il sabato, il tardo pomeriggio/sera, e altrettanto spesso mi reco direttamente in azienda!

                                                        Tutto questo è solo una parte del servizio che offro, e sinceramente non ho nessun cliente su cui peso ben il 10% sul bilancio.
                                                        10%??? significa che a un mio cliente che fattura 20mila euro di mais, dovrei chiedere 2000 di parcella???? follie!!e se qualche commercialista,ragioniere, studio contabile arriva a tanto, evidentemente commette un furto oppure il cliente ha problemi di vista!

                                                        Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                                        per il resto siamo d'accordo, esiste una superficie minima per certe colture, poi bisogna cambiare coltura, hai mai provato a scrivere tutte le ore (tue e del terzista) che servono per coltivare 1 ettaro di mais irriguo?, dai un valore a queste ore ed infine calcola quanti quintali di granoturco ed a che prezzo lo dovresti vendere per avere un guadagno sufficiente per pagare tutti (ma proprio tutti) e mantenere la famiglia, calcola anche quanti di questi campetti ti servirebbero per vivere.
                                                        Travisi le mie parole. Il fatto che esistano altre forme di agricoltura non dev'essere un ripiego, bensì una possibilità per l'agricoltore di lanciarsi in un "settore" che può essere più redditizio. Poi è chiaro che un' azienda in zona montuosa difficilmente sarà a indirizzo cerealicolo. Ed è altrettanto chiaro che chi da una vita fa il cerealicoltore, troverà molto difficile convertire l'azienda ad orticole, frutticole, agriturismo (coi costi che ne possono derivare).
                                                        Tutti i conteggi di cui parli, ovviamente li faccio ogni giorno, per lavoro e per motivi familiari (suocero agricoltore/terzista).
                                                        Il punto è: l'agricoltore non può disporre sempre della terra dove vorrebbe! E credi che se oggi l'agricoltore punta ad un accorpamento dei terreni, questo sia immediato?o un risultato decente in tal senso inizieranno a vederlo, forse, gli eredi?
                                                        Sarebbe bello, più redditizio (soprattutto per un risparmio di costi) lavorare un bell'appezzamento di 10 ha che non 10 appezzamenti da 1ha sparsi magari nel raggio di diversi km.
                                                        Tutti i ragionamenti da te fatti sono abbastanza vecchiotti, corretti sì, ma non è che hai scoperto niente di nuovo.

                                                        saluti

                                                        Gabriele
                                                        Roger Federer

                                                        Commenta


                                                        • #29
                                                          ciao Gabriele
                                                          complimenti per la tua attività, bravo, non ce l'ho con i commercialisti o con le associazioni, ma sommato tutte le piccole pratiche possiamo arrivare anche al 10%, i tuoi clienti sono molto fortunati, i membri del forum se gradiscono possono farsi le loro somme.
                                                          Sono del tuo parere i miei ragionamenti sono vecchi e scontati, ma una soluzione la dobbiamo cercare (e trovare), riepiloghiamo:
                                                          la situazione della cerealicoltura non è rosea
                                                          i prezzi dei cereali non sono facili da gestire per l'azienda
                                                          rimangono i costi, se sono incomprimibili come pensi di fare? aspettare che lo siano per i nostri eredi? uno lavora una vita per fare tre parcelle da 3 ettari ciascuna e poi alla fine gli eredi le spartiscono.
                                                          credimi Gabriele, sto cercando con te e con gli altri membri una soluzione che passi per la matematica.
                                                          ciao

                                                          Commenta


                                                          • #30
                                                            Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                                            ciao Gabriele
                                                            complimenti per la tua attività, bravo, non ce l'ho con i commercialisti o con le associazioni, ma sommato tutte le piccole pratiche possiamo arrivare anche al 10%, i tuoi clienti sono molto fortunati, i membri del forum se gradiscono possono farsi le loro somme.
                                                            Mai e poi mai i costi per i servizi raggiungono un incidenza del 10% sul fatturato aziendale. Solo un'azienda folle potrebbe ricorrere a Studi professionali che chiedono tanto!Ma il problema non si pone perchè sicuramente non ne esistono di questi Studi.
                                                            Ritornando al semplice esempio di un'azienda che fattura 20mila euro di mais, quali sono gli adempimenti necessari annualmente?

                                                            - Tenuta contabilità (registrazione fatture, eventuali versamenti telematici F24 e poco altro);
                                                            - Dichiarazione dei Redditi, IVA e IRAP (mod. Unico per semplificare);
                                                            - Conteggio ICI (eventuale);
                                                            - Domanda PAC;
                                                            - Quaderno di campagna;
                                                            - MUD (quasi sempre però fatto dalla ditta che ritira i rifiuti);

                                                            direi basta (se dimentico qualcosa, ditemi).
                                                            Per un'azienda così, fornendo i servizi come sopra, più di 700 euro non si può chiedere (a mio avviso), e siamo sul 3,5% del fatturato.
                                                            E queste cifre con un servizio ben curato, come nel post precedente. Se all'azienda non interessano analisi costi, spiegazioni varie, passaggi in azienda, non mi chiama ogni due per tre, con 500 euro ha il servizio completo (2,5% del fatturato).

                                                            Considera che il costo per servizi incide ancora meno sulla stessa azienda cerealicola, che fattura 100 mila euro/anno. Perchè si presenta con una decina di fatture in più e basta, gli adempimenti base non variano (a meno che non si presenti con 100 particelle diverse, che vanno inserite manualmente in dichiarazione e PAC). Il software mi costa la stessa cifra, l'ufficio lo apro ugualmente la mattina, la corrente, gas, telefono hanno lo stesso costo. 10 fatture in più si registrano in 15 minuti. Mica posso chiedere 5 volte tanto ad un'azienda per 15 minuti di lavoro in più?Quello che chiedo in più è perchè chiaramente per cifre del genere l'azienda più grossa è interessata a qualche consulenza in più!

                                                            Ho letto sul forum di alcuni che si lamentano perchè pagano 300 euro per 5 fatture e la dichiarazione dei redditi. Purtroppo il motivo è quello appena citato.

                                                            Se poi prendiamo ad esempio allevamenti, aziende a prevalente indirizzo vitivinicolo,orticolo, frutticolo, agriturismi, fattorie didattiche ecc. ecc. aumentano gli adempimenti, ma la sostanza non varia.

                                                            Non dobbiamo considerare domande PSR, Rimborsi IVA, consulenze per finanziamenti "in quanto non fanno parte dell'ordinaria amministrazione"

                                                            Originalmente inviato da quadrifoglio Visualizza messaggio
                                                            Sono del tuo parere i miei ragionamenti sono vecchi e scontati, ma una soluzione la dobbiamo cercare (e trovare), riepiloghiamo:
                                                            la situazione della cerealicoltura non è rosea
                                                            i prezzi dei cereali non sono facili da gestire per l'azienda
                                                            rimangono i costi, se sono incomprimibili come pensi di fare? aspettare che lo siano per i nostri eredi? uno lavora una vita per fare tre parcelle da 3 ettari ciascuna e poi alla fine gli eredi le spartiscono.
                                                            credimi Gabriele, sto cercando con te e con gli altri membri una soluzione che passi per la matematica.
                                                            La mia ovviamente non voleva essere un'offesa, i ragionamenti sono vecchi ma, putroppo, sempre validi.
                                                            Per risolvere la situazione?Non lo so!
                                                            Le mie aziende clienti si barcamenano fra un punto vendita, un agriturismo, un contratto di soccida, l'inserimento di figli in azienda per puntare a contributi PSR (che non significa soldi facili, ma almeno se il figlio è convinto di rimanere in azienda e migliorare, ti aiutano un po' a "sognare").
                                                            C'è chi se la cava perchè, oltre ai propri terreni, lavora contoterzi, ma si fa un mazzo grande come una casa. E oggi resiste bene perchè negli anni '80 e '90 un soldino l'ha messo via ed ha speso oculatamente.
                                                            C'è chi se la cava col punto vendita e agriturismo, e se la cava più che bene se il tutto è a conduzione familiare (meno dipendenti ci sono e meglio è).
                                                            Qualcuno se la cava con la minima lavorazione, ma non è la stessa cosa in un terreno o in un altro. Da noi minima lavorazione è minima in tutti i sensi, perchè pochissimi la fanno e chi la fa torna indietro (magari questo perchè non viene fatta bene).
                                                            C'è chi se la cava con l'allevamento, ma di qualità, perchè fornitore di grandi spacci, o con la spaccio stesso in azienda.

                                                            Alla fine ho detto tutto e niente, però purtroppo non è facile ridurre il tutto a una semplice riduzione dei costi, anche perchè c'è un limite anche alla riduzione.

                                                            A mio avviso il problema è che l'agricoltura negli anni d'oro ha abituato tutti molto bene. C'è chi con 5-6 ha si è fatto mezza casa negli anni '80, e lavorando come dipendente in altro settore. Ora ci troviamo con una miriade di imprenditori, part-time soprattutto, che sono imprenditori solo sulla carta, ma che di imprenditorialità (scelte strategiche, gestione aziendale, pianificazione, investimenti) non hanno niente. E probabilmente anche molti grandi latifondisti, allevatori, se la sono goduta e ora arrancano.
                                                            Di certo, ora come ora, non ci sono nemmeno le possibilità per decollare, visti i prezzi.

                                                            Ma ci sono anche quelli che non soffrono...qui in zona un appezzamento di 14 ha concesso in affitto per 800 euro/ha, ad un'azienda zootecnica...

                                                            saluti

                                                            Gabriele
                                                            Roger Federer

                                                            Commenta

                                                            Caricamento...
                                                            X