Molte colture non sono in vegetazione quindi non assorbono.
scusami se ne approfitto ma voglio capire bene: tu mi hai detto che molte colture non sono in vegetazione dunque non assorbono ma gli agricoltori dovranno ingrassare il terreno prima di mettere le colture o sbaglio? a marzo i liquami li spargi prima di arare perciò non siamo di nuovo punto e a capo? non riesco a capire sta cosa...
scusami se ne approfitto ma voglio capire bene: tu mi hai detto che molte colture non sono in vegetazione dunque non assorbono ma gli agricoltori dovranno ingrassare il terreno prima di mettere le colture o sbaglio? a marzo i liquami li spargi prima di arare perciò non siamo di nuovo punto e a capo? non riesco a capire sta cosa...
Chi ha le colture prative da marzo iniziano e vegetare e il mais si sta seminando quindi le colture iniziano a svilupparsi e quindi ad assorbire.
Quello che purtroppo i burocrati non sanno è che per poter spargere correttamente tutto il liquame ci vuole molto tempo, e si deve dipendere anche dalle condizioni meteorologiche che spesso impediscono di svolgere il lavoro. Così si rischia che per spandere velocemente ci siano eccessi localizzati nelle aree limitrofe alle aziende.
Quello che purtroppo i burocrati non sanno è che per poter spargere correttamente tutto il liquame ci vuole molto tempo, e si deve dipendere anche dalle condizioni meteorologiche che spesso impediscono di svolgere il lavoro. Così si rischia che per spandere velocemente ci siano eccessi localizzati nelle aree limitrofe alle aziende.
ben detto albe 86
infatti è quello che penso anche io, non vorrei essere nei panni di aziende di un certo numero che hanno un bel pò di liquami da spargere a ritrovarsi a marzo a dover ancora spargere tutti i liquami ed effettuare tutte le lavorazioni per la preparazione per la semina del mais
Quest'anno sarà un casino, infatti nella mia zona è per quello che gli ultimi giorni prima del 30 ho visto in giro un via vai di carribotte...chi l'ha saputo per tempo ne ha approfittato.
Secondo voi ci sono dei rimedi per poter minimizzare il problema oppure la seminare slitterà più avanti?
I sistemi per velocizzare lo smaltimento dei liquami ci sono, come il sistema ombelicale con la manichetta o la distribuzione tramite rotoloni.
Mi domando poi se questo divieto sulla distribuzione sia effettivamente utile, perchè il terreno è in grado di trattenere i nutritivi e non credo che le precipitazioni di quel periodo siano sufficienti a causare percolazione e quindi dilavamento dei nitrati. Se invece il rischio fosse legato all'eventuale ruscellamento bastarebbe utilizzare degli interratori.
I sistemi per velocizzare lo smaltimento dei liquami ci sono, come il sistema ombelicale con la manichetta o la distribuzione tramite rotoloni.
Mi domando poi se questo divieto sulla distribuzione sia effettivamente utile, perchè il terreno è in grado di trattenere i nutritivi e non credo che le precipitazioni di quel periodo siano sufficienti a causare percolazione e quindi dilavamento dei nitrati. Se invece il rischio fosse legato all'eventuale ruscellamento bastarebbe utilizzare degli interratori.
Non dapertutto si possono utilizzare certe attrezzature,ammesso che tutti le abbiano.Penso a piccole parcelle,alla distanza dai fabbricati,alla tpologia delle colture.
Ad esempio nei prati stabili,per ovvie ragioni e' impensabile utilizzare interratori.In aggiunta c'e' anche il problema del divieto a spandere letame da lettiera.
A marzo sarebbe pressoche' impossibile,oltretutto bisogna considerare la possibilita' che si vada incontro a un periodo piovoso :sarebbe ammesso,sempre che si possa tecnicamente farlo ?
O lo fanno rimandare ad aprile ? Certi cervelloni sarebbero capaci anche di questo,non ci sarebbe da stupirsi.
Certo che saranno almeno duemila anni che si letamano i prati in inverno e adesso ...................
ciao olmo
scusa l'OT ma nemmeno il letame si può spargere? so che non si possono fare le concimaie nei terreni ma neppure spargere il letame in questo periodo?
Qui puoi trovre le risposte,comunque neanche il letame e' ammesso allo spandimento e nemmeno i concimi azotati.Questo e' riferito per la Lombardia,altrove valgono le relative direttive regionali.
da me (toscana) si dice che non si può dare azoto chimico al frumento prima del 1° marzo.
chiramente in certe situazioni è troppo tardi per dare la prima azotatura mi chiedo se è vero ciò o se ci sono delle eccezioni, tipo che si può anticipare di un mese se alla semina non è stato dato concime azotato o se ne è stato dato meno di 30 unità a lenta cessione ad ettaro
da me (toscana) si dice che non si può dare azoto chimico al frumento prima del 1° marzo.
chiramente in certe situazioni è troppo tardi per dare la prima azotatura mi chiedo se è vero ciò o se ci sono delle eccezioni, tipo che si può anticipare di un mese se alla semina non è stato dato concime azotato o se ne è stato dato meno di 30 unità a lenta cessione ad ettaro
Salve Mauro,
non conosco il programma d’azione obbligatorio della tua regione (informati presso l’Ispettorato Provinciale Agricoltura della tua regione, un tecnico o una associazione di categoria).
Posso dirti questo: la direttiva 91/676/CEE, recepita in Italia con il D.L. 152/99 e successive integrazioni, si pone l’obiettivo di ridurre l’inquinamento delle acque causato direttamente o indirettamente dai nitrati di origine agricola e di prevenire qualsiasi ulteriore inquinamento.
In applicazione alla suddetta legislazione le Regioni hanno individuato nel proprio territorio le “zone vulnerabili” e definito programmi di azione obbligatori per gli agricoltori da applicare all’interno di tali aree (quindi, in primis, devi appurare se la tua azienda ricade o meno in ZVN).
Premesso ciò, il ragionamento da fare è questo: ogni coltura ha un apporto massimo di unità di Azoto da non superare, poi in base alla coltura ed al tipo di fertilizzante c’è un periodo di divieto di distribuzione.
Per concludere, tutte le aziende che ricadono in ZVN hanno l’obbligo di rispettare il Programma d’Azione Obbligatorio della propria regione, tenere un idoneo Registro Aziendale ed un Piano di Concimazione.
Saluti
Ultima modifica di Potionkhinson; 09/12/2007, 12:40.
la mia richiesta è probabilmente molto stupida. ma qunato azoto contiene un quintale di letame da stabulazione fissa, quindi con paglia, lasciato in concimaia 4 mesi......
giusto per farmi un'idea....
quanto ne contiene per legge te lo dicono delle tabelle compilate ad hoc da esperti dottori............
per fare tutti i calcoli di smaltimenti e concimazioni bisogna basarsi su queste
quanto ne contiene per legge te lo dicono delle tabelle compilate ad hoc da esperti dottori............
per fare tutti i calcoli di smaltimenti e concimazioni bisogna basarsi su queste
hai qualche link a queste tabelle. io ho provato sui siti delle varie regioni ma non ho trovate nulla.
questa è una tabella di un opuscolo sulla direttiva nitrati inviato dalla regione toscana.
quelli sono valori su cui gli allevatori da me devono fare i conti.
La regione Lombardia ha emanato un nuovo decreto,in deroga al divieto invernale di spandimento,per l'utilizzo agronomico di letame,liquami,fanghi e fertilizzanti azotati,diversi dagli "effluenti d'allevamento".
Per i liquami(effluenti zootecnici) sembra sia possibile sugli erbai, prati, cereali e superfici con inerbimento permanente,sempre seguendo le indicazioni dei bollettini.
Dovrebbe avere validità dal 5 al 22 febbraio nei comuni considerati vulnerabili.
ciao a tutti
volevo porvi un quesito che mi ronzola in testa!
quest'anno dopo la raccolta del frumento vorrei spargere letame o liquame in quei terreni dove avevo frumento! la disponibilità c'è perchè ho 2-3 aziende zootecniche nelle vicinanze!
ecco il mio quesito! la direttiva nitrati crea dei problemi anche a me, ci sono delle conseguenze?
posso domandare e basta alle aziende zootecniche per il letame o liquame da spargere nei miei terreni o ci sono altre cose da fare?
informati bene perchè a quel che ho capito devi fare comunicazione per il trasporto un mese prima, poi devi conteggiare le unità di azoto che apporti e fare il p.u.a.
almeno i toscana
La regione Lombardia ha emanato un nuovo decreto,in deroga al divieto invernale di spandimento,per l'utilizzo agronomico di letame,liquami,fanghi e fertilizzanti azotati,diversi dagli "effluenti d'allevamento".
Per i liquami(effluenti zootecnici) sembra sia possibile sugli erbai, prati, cereali e superfici con inerbimento permanente,sempre seguendo le indicazioni dei bollettini.
Dovrebbe avere validità dal 5 al 22 febbraio nei comuni considerati vulnerabili.
Allegri allevatori "poco" allegri...........
Nella mia zona sono "fioccati" verbali per spandimenti su terreno non coperto (anche per terreno gelato)e smaltimenti su appezzamenti non inseriti nei PUA.
Ognuno è ciò che è,non ciò che finge di essere....
sto cercando di capire con la direttiva nitrati quante unita di azoto per ettaro si potranno usare sia su mais ,su soia ,su fagioli ,ecc
se qualcuno sa aiutarmi oppure sa dove posso trovare un elenco con tutte le varie culture per capirci qualcosa (sono dellalto vercellese niente risaie solo pietre)
grazie un saluto a tutti
sto cercando di capire con la direttiva nitrati quante unita di azoto per ettaro si potranno usare sia su mais ,su soia ,su fagioli ,ecc
se qualcuno sa aiutarmi oppure sa dove posso trovare un elenco con tutte le varie culture per capirci qualcosa (sono dellalto vercellese niente risaie solo pietre)
grazie un saluto a tutti
Ciao.
Se ricadi in zona di direttiva nitrati, gli apporti massimi di azoto sono:
Mais da granella: 240 unità/ettaro, 78 in presemina.
mais trinciato: 270 unità/ettaro, 81 in presemina
soia: 20 unita/ettaro, 0 in presemina
Frumento tenero e duro: 170 unità/ettaro, 0 in presemina
Fagiolo (ceroso): 35 unità/ettaro, 35 in presemina.
0 in presemina vuol dire che non si può usare azoto in presemina, a meno di usare azoto a lenta cessione (Entec, Sulfammo). per esempio in zona direttiva nitrati non si potrebbe concimare con 8-24-24 e poi seminare grano. Grazie Europa!!!!
Ho riportato i dati del bollettino ufficiale Regione Piemonte , secondo supplemento al numero 43, anno 2002, che custodisco gelosamente in archivio.
LA SITUAZIONE DEGLI SPANDIMENTI REFLUI
IN LOMBARDIA E’ DRAMMATICA!
Con le nuove imposizioni sulle zone vulnerabili in Lombardia, fatte dall’Unione Europea, e con i nuovi indici di produzione azoto al campo, la situazione degli spandimenti in Lombardia è diventata ingestibile.
A tal proposito ricordo le differenze di produzione azoto, per tipo di animale, tra la vecchia legge 37/93 e la nuova del 2006.
Il lavoro di comparazione è stato eseguito da: dott. Flavio Sommariva Specialista SATA per l’agronomia e la gestione reflui. Regione Lombardia.
In base alla nuova normativa il quantitativo di azoto escreto che
arriva al campo per alcune tipologie di animali è quasi triplicato rispetto
alla precedente normativa del 1993.
Il dott. Falvio Sommariva ha calcolato il fabbisogno di superficie agricola utile, necessaria allo spandimento dei reflui secondo la nuova normativa, delibera 5868, della Regione Lombardia, che pone i seguenti limiti di spandimento
-170 kg/ha di effluenti di allevamento in zona vulnerabile, e fino ad un massimo di 340 kg/ha di azoto totale, nel caso si integri con i concimi minerali, a seconda del al fabbisogno colturale.
- 340 kg/ha di effluenti in zona non vulnerabile con una integrazione minerale, fino al fabbisogno colturale
(*) Il calcolo del carico animale e della superficie agricola utilizzata è stato determinato ricorrendo ai dati del Siarl. La superficie necessaria è stata calcolata facendo il rapporto tra l’azoto totale prodotto in quella provincia con i limiti di spandimento. La differenza di superficie è ottenuta sottraendo alla superficie agraria utile sau, il valore della superficie necessaria agli spandimenti. Nel caso delle zone vulnerabili sono tutti numeri negativi. Purtroppo i dati sono sottostimati, perché nel calcolo del carico d’azoto non sono inclusi i fanghi di depurazione, e gli effluenti agroindustriali, e la superficie agricola utile è considerata tutta utilizzabile agli spandimenti ma non è così. Alla superficie dichiarata vanno tolte le aree vicino alla abitazioni, ai corsi d’acqua, alle fonti, e vanno tolte le aree destinate all’orticoltura.
Lo smaltimento di queste fonti azotate andrà a competere con lo smaltimento degli effluenti di allevamento. Inoltre in zona vulnerabile, la quota di 170 kg/ha non potrà essere applicata totalmente, in molte colture, che hanno fabbisogni più alti, ad es cereali vernini, erbai, pioppi,ecc. Quindi servirà molta più superficie per gli spandimenti.
TABELLA 3 - Analisi del carico di azoto e superficie necessaria allo
smaltimento dei nitrati per provincia
1) Zone vulnerabili secondo la delibera di Giunta della Regione Lombardia 3439/2006 (*)
Provincia.... Azoto totale (kg)..... Sau in zv (ha)..... Kg az./ha
Sup. necessaria con 170 kg/ha.... differenza di sup. (ha)
Purtroppo nel copia incolla le tabelle si sgranano
Come vedete nelle provincie ad alto carico zootecnico, la situazione è grave, la terra non è sufficiente agli spandimenti in tutte le aree vulnerabili di tutte e cinque le provincie. Purtroppo anche nell’ipotesi di un limite più alto agli spandimenti, fino a 250 kg/ha, (3) che però è ancora da ottenere (certo che se non se ne fa richiesta nessuno lo concederà) sia nella provincia Brescia, sia in quella Bergamo, le superfici non saranno sufficienti agli spandimenti. La situazione migliorerebbe enormemente: da una mancanza di 128000 ha con i limiti a 170 Kg/ha si passerebbe a una mancanza di 50000 ha con i limiti a 250 kg/ha in provincia di Brescia, cioè tre volte di meno, ma mancherebbe comunque, la terra. Anche nelle zv di Cremona ci sarebbero comunque problemi. Molti allevatori ai confini della zona vulnerabile, smaltiscono in zone vulnerabili, alcuni, pochissimi, lavorano i liquami fino al pellets secco, io conosco solo un grosso allevamento che lo faceva anni fa, ma che voleva desistere per gli altissimi costi energetici. Quindi le carenze di superficie, sono solo indicative, ma restano drammatiche. Per quanto riguarda le zone non vulnerabili, la situazione apparentemente non è problematica, in realtà ci saranno grossi problemi con i cessionari, soprattutto per gli allevatori che hanno carichi di spandimento molto alti nel pua, difficilmente rientreranno nei limiti di coltura, e difficilmente i cessionari accetteranno di concimare solo con i reflui.
CONSEGUENZE DEL NUOVO PIANO D’AZIONE
DELLA
REGIONE LOMBARDIA
Gli allevatori saranno costretti a:
- Pagare gli affitti per le concessioni spandimento reflui, per regalare del concime organico agli agricoltori. Sicuramente gli affitti aumenteranno: ci saranno delle speculazioni vergognose, perché la domanda aumenterà enormemente e sarà molto più alta dell’offerta di terra disponibile, come abbiamo visto.
- Pagare per andare a distribuirglelo gratis
- Pagare per cercare nuove terre di spandimento, che non ci sono, perché le superfici di spandimento con i nuovi indici sono aumentate. Sono raddoppiate con i limiti di spandimento in zona vulnerabile. Addirittura triplicate nel caso dei bovini solo per gli indici, e poi raddoppiate per i limiti, alla fine le superfici di spandimento dovranno aumentare di 4-5 volte, nel caso dei bovini di 2-3 volte per i suini e gli avicoli. (i valori sono medi e approssimativi dipende dai pua di partenza).
- Pagare per abbattere l’azoto, in pratica per distruggerlo, perché mancherà la terra in 5 provincie della Lombardia: ma temo che molti allevatori saranno costretti a chiudere, piuttosto che aumentare notevolmente i costi kilo/carne o litro/latte, nell’ottica degli attuali mercati, e…di quelli futuri.
- Pagare per distruggere l’azoto, quindi consumare energia, e sprecare soldi, per poi:
- Pagare per comprare dell’azoto minerale, fatto con una quantità enorme di energia con circa un raddoppio nelle spese di concimazione, per le terre degli allevatori.
Gli agricoltori potrebbero disdire, in massa, le concessioni, come già sta succedendo, per :
- non rinunciare alla concimazione minerale, che dà rese più alte
- speculare chiedendo aumenti sugli affitti spandimento reflui.
Mentre dovrebbero essere gli agricoltori a pagare agli allevatori i reflui perché sono concimi meno inquinanti.
PROPOSTA DI CONDIZIONARE LA PAC
ALLA TUTELA DELLA FALDA
Cito:
“Il principio secondo il quale gli agricoltori devono rispettare i requisiti di protezione dell’ambiente per poter beneficiare delle misure di sostegno del mercato è stato inserito nella riforma dell’Agenda 2000. La riforma della PAC del 2003 ha assegnato maggiore importanza alla condizionalità, divenuta obbligatoria.”
Quindi è prevista anche la condizionalità, cioè che la pac sia ritirata dagli agricoltori a condizione che si tuteli l’ambiente, in questo caso si tuteli la falda dall’inquinamento da nitrati.
Ad esempio le condizioni potrebbero essere:
si elargisca la pac a condizione che: gli agricoltori utilizzino solo concimi organici fino almeno al 75% dei fabbisogni colturali, sia in zona vulnerabile sia in zona non vulnerabile, salvo mancanza di concime organico. Questo perché i concimi organici sono meno solubili, quindi meno dilavabili dei concimi minerali. Di conseguenza il rischio d’inquinamento della falda con i concimi organici è molto inferiore rispetto ai concimi minerali.
si elargisca la pac a condizione che: gli agricoltori non chiedano affitti per la concessione spandimento reflui, perché questo ostacolerebbe la concimazione organica, meno inquinante, e la zootecnica, che è un bene d’interesse nazionale. (chi chiederà l’affitto per le concessioni, perderà il diritto alla pac)
si elargisca la pac solo se: gli agricoltori garantiscono una coltura intercalare (secondo raccolto) o di copertura (sovescio) durante i periodi intercolturali, sia estivi sia invernali, per evitare il dilavamento dei terreni.
Questi sono solo degli esempi, risolverebbero però dei problemi enormi, senza danneggiare nessuno, se non i produttori e i commercianti di concimi minerali, la vera fonte di inquinamento delle falde! In modo particolare potrebbero trovare utilizzo agronomico i separati, di solito benaccetti dagli agricoltori, che sono 5 volte più concentrati dei liquami, 100 kg di azoto in un mc, e che quindi si prestano ad essere trasportati anche a grandi distanze.
Se si riuscisse ad ottenere la condizionalità della pac all’uso dei concimi organici,:
- a livello REGIONALE lombardo: la distribuzione dei concimi organici delle zone vulnerabili, potrebbe essere allargata a tutte le aree non vulnerabili, aumentando enormemente la superficie utile di spandimento.
-
- a livello NAZIONALE: il separato si potrebbe conferire a consorzi (ancora da creare) che li trasportino e li rendano utilizzabili agronomicamente, anche in zone a basso carico zootecnico e a bassa vulnerabilità, fuori dalla regione Lombardia.. Dopo il conferimento al consorzio, l’azoto del separato uscirebbe dalla dichiarazione pua degli allevatori, perché diventerebbe ammendante organico di origine zootecnica. (entrerebbe solo nel puas degli agricoltori, con i limiti dei reflui)
-
- I vantaggi per gli allevatori sarebbero enormi.
-
- Gli agricoltori avrebbero gratuitamente gran parte della concimazione, che andrebbe a migliorare la qualità dei terreni, e ad aumentare la ritenzione idrica.
-
- La falda sarebbe senz’altro tutelata dai dilavamenti.
Il concetto è che la pac, non è un diritto per gli agricoltori: è prevista l’elargizione a condizione che l’ambiente venga protetto Ad esempio che sia rispettata la protezione della falda dall’inquinamento da nitrati, obbligando gli agricoltori a:
- una concimazione organica
- una coltura intercalare
- rinunciare agli affitti per le concessioni spandimento reflui, che è una schifosa speculazione
Il principio da applicare è che: tutti, sia allevatori, sia agricoltori, si devono impegnare a tutelare la falda.
ESEMPIO DI CONCIMAZIONE SECONDO LA NUOVA DISPOSIZIONE DELLA LOMBARDIA 5868, CON LA CONDIZIONALITA’ DELLA PAC ALLA CONCIMAZIONE ORGANICA
Nel caso di concimazione per il mays il fabbisogno, va calcolato secondo la formula del piano d’azione allegato 3 parte c, a pg 107 del pdf, in questo link:
Togliendo l’apporto dell’azoto atmosferico e dell’azoto residuo nel terreno, il fabbisogno in azoto per il mays, da 280 kg/ha (fabbisogno secondo il codice di buona pratica agricola) diventa 230 kg/ha. Il 75% di 230 sono circa 170 kg/ha, e dovrebbe essere dato da concimi organici, tutti i tipi di concimi organici, non solo gli effluenti di allevamento. L’apporto in questo caso, rientra nei limiti di spandimento in zona vulnerabile. L’integrazione di minerali si calcola a seconda del periodo di spandimento del concime organico , e a seconda del tipo di terreno, secondo l’allegato 3 tabelle 1/a e 2/a, che trovate al solito link, a pg 101-102 del pdf:
Quindi in caso di efficienza alta della concimazione organica, ad es in presemina , i 170 kg/ha di reflui vanno moltiplicati per 0,65, e cioè 110 kg/h. Questa è la reale disponibilità dell’azoto da reflui che giunge alla pianta. Per completare i fabbisogni bisogna integrare con 230 – 110 = 120 kg/ha di azoto da fonte minerale, che si presta ad essere distribuito in sarchiatura. Quindi 170 da reflui gratuiti + 120 da concimi minerali in totale 290 kg/ha di azoto totale, quindi sotto il limite massimo dei 340 kg/ha in zona vulnerabile.
Se invece, la distribuzione dei reflui, fosse a bassa efficienza, i quantitativi sarebbero 170 di reflui gratuiti + 170 di minerali = 340 kg/ha
1) SU LIMITI QUANTITATIVI, DI SPANDIMENTO AZOTO IN ZONE VULNERABILI
- chi utilizza gli effluenti di allevamento, anche solo parzialmente in zona vulnerabile zv, ha i limiti di 170 kg/ha di azoto,
- mentre chi utilizza solo i concimi minerali, può arrivare in zona vulnerabile zv anche fino a 340 kg/ha se la coltura lo prevede ad es. (silomays+erbasilo)
In questo modo non c 'è nessuna differenza tra zona vulnerabile e non vulnerabile per gli agricoltori che utilizzano solo i concimi minerali.
Questa è un’interpretazione assurda che danneggia enormemente gli allevatori. Nessun agricoltore cessionario di terreni in spandimento reflui, in zona vulnerabile, accetterà i liquami. Preferiranno disdire le concessioni, e concimare fino al massimo dei fabbisogni colturali, cioè 340 kg/ha che il pua vigente accetta solo per il doppio raccolto, ad es. silomays+erbasilo.
Questo è in evidenza e clamorosa contraddizione, con tutte le centinaia di pubblicazioni scientifiche che indicano proprio nei concimi minerali la prima causa di inquinamento delle falde, per la loro solubilità. E come seconda causa, l' inquinamento delle falde dai fiumi, per via dei milioni di quintali di nitrati immessi dai reflui urbani e industriali. ( prima causa di inquinamento dei fiumi).
E' molto difficile che siano dilavati e che diano inquinamento di falda i concimi organici, anzi dovrebbero ammettere solo quelli, soprattutto in zona vulnerabile.
E’ esattamente il contrario! Lo scopo della legge è quello di privilegiare l'uso dei concimi organici (nell'art.14 è affermato che: " sui terreni agricoli, devono essere impiegati come fertilizzanti prioritariamente, gli effluenti di allevamento", e nell'art. 22 che "gli e.a. migliorano la fertilità dei terreni").
In modo particolare i liquami sono gli unici che si possono utilizzare nell'intero sviluppo della pianta con la fertirrigazione. e non solo fino ai 50 cm di crescita della pianta, come i concimi minerali.
La normativa ci crea un danno reale, e quantificabile: ci hanno già disdetto le concessioni, e se non si chiarisce quanto prima, non ne troveremo più di concessioni. Perché mai, gli agricoltori dovrebbero accettare i liquami per avere delle limitazioni di 170 kg/ha? Potrebbero non accettarli mai più e farci chiudere tutti.
La delibera del 21/11/2007 non è per nulla chiara, infatti degli esperti come i tecnici della coldiretti, la stanno interpretando in contraddizione con la direttiva ministeriale.
In modo particolare è ASSOLUTAMENTE INACCETTABILE l’equiparazione nei limiti quantitativi di spandimento tra le fonti minerali e quelle organiche. Nello specifico:
- I LETAMI, cioè il letame, il digestato secco, il centrifugato, il separato, il compost maturo, il compost estemporaneo (ad es. liquame maturo assorbito da stocchi tritati), ecc. nella legge sono equiparati ai concimi minerali nel rischio di inquinamento falda, e quindi equiparati nei limiti di spandimento. Questo è assurdo per vai motivi:
- Queste fonti come dimostrato da centinaia di pubblicazione scientifiche, sono a lento rilascio di azoto, e di difficile dilavamento. In caso si affermi il contrario esigo i riferimenti alle fonti scientifiche dove si afferma che i letami siano un rischio equiparabile ai concimi minerali nell’inquinamento da azoto delle falde, se usato ovviamente rispettando i fabbisogni colturali.
- Fare questo tipo di equiparazione non dà nessun vantaggio, e quindi nessun incentivo a tutte quelle pratiche di trattamento degli effluenti di allevamento, caldamente consigliate dalle direttive comunitarie, ministeriali, dal cbpa, nemmeno dall’allegato 3 della delibera 21/11/2007
- Ad esempio nel mio caso specifico: abbiamo acquistato un separatore, riusciamo a separare circa il 20% del nostro liquame, il prodotto di risulta è facilmente gestibile e trasportabile anche a lunghe distanze. E’ un prodotto stabile a lento rilascio di azoto, e di difficile dilavamento, ma con questa legge non ho alcun vantaggio nell’aver fatto questo investimento, consigliato in tutte le fonti ufficiali. Nessun allevatore investirà nella produzione di letami se non ci saranno vantaggi più che evidenti.
- Nel caso dei letami i limiti quantitativi devono assolutamente essere equiparati al digestato vegetale, e quindi 340 kg/ha anche in zona vulnerabile, sempre nel rispetto dei fabbisogni colturali. Questo perché non c’è nessun rischio di inquinamento falda con questo tipo di fonti.
- Inoltre sarebbe senza dubbio un incentivo a far scegliere, ai cessionari, una fonte organica anziché una minerale per la fertilizzazione dei loro terreni, senz’altro più rischiosa nell’inquinamento delle falde.
Anche per i liquami vale lo stesso tipo di discorso. Anche se il rischio inquinamento falde, è più alto dei letami, è sempre e indiscutibilmente, molto più basso nei confronti dei concimi minerali. . In caso si affermi il contrario esigo i riferimenti alle fonti scientifiche dove si afferma che le fonti organiche, come liquami digestati, fanghi di depurazione, e liquami zootecnici, siano un rischio equiparabile ai concimi minerali nell’inquinamento da azoto delle falde, se usati ovviamente rispettando i fabbisogni colturali. Nello specifico:
- I LIQUAMI DIGESTATI, E I FANGHI DI DEPURAZIONE, dovrebbero avere un limite di 280 kg/ha, anche in zona vulnerabile, sempre nel rispetto dei colturali., e per gli stessi motivi dei letami, e cioè minor rischio di inquinamento falde, un incentivo a far scegliere ai cessionari, una fonte organica anziché una minerale per la fertilizzazione dei loro terreni, senz’altro più rischiosa nell’inquinamento delle falde, e quindi un incentivo per gli allevatori a fare scelte di trattamento anaerobiotico dei liquami. Come consigliato da tutte le fonti ufficiali.
- A questo proposito, non riesco a capire come mai, in Italia non sia ancora possibile fermentare, le carogne degli animali morti, all’interno degli impianti di digestione anerobiotica. Pratica assolutamente semplice da gestire, come dimostrato dalle sperimentazioni fatte dall’università di agraria di Piacenza. Si tratta di bollire le carogne, tritarle ed immetterle nel digestore. I vantaggi sono: la resa energetica che è 300 volte più alta di quella dei liquami, vantaggi sanitari perché si evitano i camion di raccolta carogne, che fungono da untori nella diffusione delle malattie, vantaggi economici perché si risparmia sulla conservazione e sullo smaltimento delle carogne, e un vantaggio in quanto fonte di energia rinnovabile. Questa tecnica sarebbe un incentivo alla scelta degli allevatori nell’investire in impianti di digestione anaerobica, consigliati da tutte le fonti ufficiali.
L’assurdità è che gli allevatori anziché investire nei trattamenti dei liquami, dovranno spendere sempre di più per gli affitti delle concessioni spandimento reflui, a causa di un’infame speculazione, favorita da questa legge.
- I LIQUAMI ZOOTECNICI infine, dovrebbero avere un limite di 230 Kg/ha in zone vulnerabile perché è inaccettabile che vengano equiparati ai concimi minerali. I liquami zootecnici sono quantitativamente, la prima fonte di concimi organico, quindi anche, e soprattutto in questo caso, i limiti più alti dovrebbero incentivare i cessionari alla scelta di una concimazione organica, anziché minerale, senz’altro più inquinante per la falda. Mi si dimostri il contrario altrimenti
2) SU MONITORAGGI E CONTROLLI
I cessionari che ci hanno disdetto le concessioni, hanno affermato, che la col diretti ha detto loro che chi usa i liquami avrà più controlli.
Questo oltre a essere falso è enormemente discriminante nei confronti degli allevatori. Ci crea un danno reale, e quantificabile: ci hanno già disdetto le concessioni, e se non si chiarisce quanto prima, non ne troveremo più di concessioni.
Anzi sarebbe meglio affermare che: chi usa solo i concimi minerali avrà molti più controlli perché più facilmente inquinante.
3) SU DIVIETO DI SPANDIMENTO INVERNALE DI LIQUAMI E DI LETAMI
I divieti sono i seguenti:
ZONA VULNERABILE ZV:
-dal 01/12 al 28/02 per i letami
-dal 01/11 al 28/02 per i liquami
ZONA NON VULNERABILE ZNV:
-dal 01/12 al 28/02 sia per i letami, sia per i liquami.
Questi divieti non hanno nessuna motivazione scientifica, e nemmeno logica, nella tutela all’inquinamento della falda acquifera da parte dei nitrati.
- Per il divieto non c’è nessuna motivazione scientifica, perché i concimi organici sono a lento rilascio, una volta interrati, sono difficilmente dilavabili. In modo particolare non si riesce a capire, come possa una concimazione organica, fatta dal 15 gennaio alla fine di febbraio, andare ad inquinare la falda, quando il rilascio di azoto, avviene proprio durante la fase di accrescimento delle colture in primavera. In caso contrario ci dovrebbero essere delle pubblicazioni scientifiche che dimostrino quest’inquinamento, sia nelle modalità, sia nelle quantità.
- E’ totalmente inaccettabile l’equiparazione nei divieti, tra concimi minerali, molto solubili e facilmente dilavabili, ed i concimi organici a lento rilascio in particolare i letami. Come gia dimostrato per i limiti quantitativi.
- Per il divieto non c’è nessuna motivazione logica, perché è permessa una concimazione in prearatura fino a novembre, e l’azoto di questi spandimento, non è utilizzato da nessuna coltura fino alla semina primaverile. Non c’è nessuna logica nei divieti di spandimento invernali, perché si permette una concimazione autunnale, dove l’azoto rimane a rischio dilavamento per tutto l’inverno. Questo è particolarmente vero per i concimi minerali. Quindi perché mai dovrebbe essere rischioso uno spandimento di concimi organici, in inverno?
Le difficoltà riguardano:
- I fanghi di depurazione hanno una produzione continua e quindi si dovranno stoccare, in vasconi che non ci sono
- Nelle zone vulnerabili, gli allevatori dovranno vuotare i vasconi del maturo, entro i primi di novembre, e questo è discriminante per gli allevatori, che dovranno convincere i cessionari a fare l’aratura preinvernale. Mentre gli agricoltori con la concimazione minerale, possono decidere a piacimento i programmi delle lavorazioni.
- Sia nelle zv, che nelle zvn, si arriverà ai primi di marzo con i vasconi pieni e l’obbligatorietà di spandere, in tutta fretta, perché i cessionari dovranno preparare i terreni per la semina. Anche questo è discriminante per gli allevatori, poiché lo spandimento con i minerali è molto più rapido, dell’organico, inoltre si può fare simultaneamente in più aziende perchè ognuno ha il suo girello, mentre per l’organico gli allevamenti hanno a disposizione una sola botte e un solo carroletame, perché sono attrezzature dai costi elevati. Gli operai agricoli addetti allo spandimento saranno costretti ai primi di marzo a fare dei turni massacranti di lavoro, per riuscire a vuotare i vasconi in tempo prima delle semine. E bisognerà chiedere ai cessionari di aspettare a seminare. Non è detto che ci si riesca.
- In una sola riga, della legge, si buttano al vento anni di discussioni, fatte con i cessionari, nel cercare di convincerli a pianificare le lavorazioni, per fare uno spandimento razionale, dilazionato, frazionato, e organizzato. Con il risultato che gli allevatori in zv saranno costretti a vuotare completamente i vasconi a novembre, anche con il fresco, per non rischiare la tracimazione in febbraio.
I limiti di spandimento invernali devono assolutamente essere modificati in base alla fonte di azoto, e nello specifico sia in zona vulnerabile, sia in zona non vulnerabile dovrebbero essere:
- Nessun limite invernale allo spandimento dei letami e dei digestati vegetali, salvo le condizioni del terreno
- Dal 15/12 al 30/01 per tutte le altre fonti organiche
- Dal 01/11 al 28/02 per tutte le fonti minerali
4) SU CONTROLLO DELL’ACQUISTO DEI CONCIMI MINERALI
Le aziende agricole dovranno fare il puas, nel caso utilizzino più di 3000 kg/anno d’azoto in zv e più di 6000 kg/anno in znv. Questo non ha nessuna logica nella tutela dell’inquinamento di falda perché:
- nelle zone vulnerabili, la somma di migliaia di aziende agricole, che dichiareranno di utilizzare meno di 3000 kg/anno di azoto minerale, potranno distribuire migliaia di quintali d’azoto senza nessun controllo e senza nessun limite pur essendo la zona vulnerabile. Questo è un vantaggio che potrebbe portare al frazionamento delle aziende agricole per non rientrare nei parametri.
- ad esempio 10000 aziende, ma sono molto di più, che dichiarino l’utilizzo di 2900 kg/anno di azoto minerale, andranno a spargere 29 000 000 di kg/anno d’azoto minerale facilmente dilavabile in zona vulnerabile senza nessun controllo, senza limitazioni sia per la vulnerabilità sia per i fabbisogni colturali
- Questo tra l’altro, è discriminate nei confronti degli allevatori, che invece sono perfettamente controllati nel numero dei capi e quindi nella produzione di azoto organico. Inoltre gli agricoltori ad es dai 18 ai 25 ettari potrebbero decidere di non fare il puas e comprare 2900 kg/anno di azoto in fattura, per restare sotto i parametri. Hanno altresì molti mezzi per integrare le concimazioni perché:
- non è previsto nessun controllo sulle fatture d’acquisto dei concimi minerali. Infatti, si possono comprare con lo scontrino, anche in grandi quantità, trasportare senza bolla con i carri agricoli, e volendo, si possono acquistare in nero, dai produttori, dai commercianti, e da altri agricoltori. Quelli ad esempio che non devono fare il puas, e quindi possono comprare tutte le quantità di concimi che vogliono, o che non sono in zona vulnerabile, e quindi ne possono comprare di più di quello che usano ecc..
E’ logico che il divieto di utilizzare concimi minerali sarà difficile da far applicare e da controllare, per le ragioni esposte sopra, ma obbligando tutte le aziende in zona vulnerabile, a fare il poas, quindi a rendere conto delle concimazioni, cambierebbe enormemente l’uso dei concimi organici, facendone aumentare l’utilizzo, parte degli agricoltori, e fermando la speculazione vigliacca sulle concessioni.
Comunque la delibera del 21/11/2007, a parole, afferma che vanno privilegiati i concimi organici, ma non è previsto nessuno strumento per facilitarne l’utilizzo, anche se sono 30 anni, che i politici ce li promettono. Cosi com’è scritta, la legge, finirà per danneggiare enormemente gli allevatori, va assolutamente rivista.
Trovare delle leve che obblighino l’uso dei concimi organici, nelle zone vulnerabili, e ne incentivi l’utilizzo nelle zone non vulnerabili, porterebbe solo dei vantaggi, che vanno ad elencare di seguito in quella che dovrebbe essere la lettera destinata a tutti gli agricoltori
LETTERA AGLI AGRICOLTORI
Il programma d’azione per la tutela da inquinamento nitrati, va ancora definito nel dettaglio e nelle norme. Ci sono però chiare indicazioni sullo spirito e sulle motivazioni della legge, e cioè: limitare l’inquinamento della falda acquifera dai nitrati. Questo è possibile limitando la concimazione dei terreni, al solo fabbisogno delle colture, rispettando però i limiti massimi delle zone vulnerabili, anche se le colture richiedessero più azoto, e utilizzando come scelta prioritaria i concimi organici, ad esempio gli effluenti d’allevamento. (art.14)
Questo perché i concimi organici sono meno solubili, subiscono meno il dilavamento e quindi inquinano meno la falda rispetto ai concimi minerali. In modo particolare i liquami sono gli unici che si possono utilizzare nell'intero sviluppo della pianta, e non solo fino ai 50 cm di crescita della pianta, come nel caso ad es. dell’urea. E come?
Per chi ha la possibilità, con la fertirrigazione! Immettendo i liquami nei fossi d’irrigazione interni alle aziende, sia con tubazioni dirette, sia con carrobotte, favorendo la mescita con l'acqua. In questo modo, si riesce a fornire alla coltura il fertilizzante, nel momento del suo massimo fabbisogno, riducendo enormemente i rischi di dilavamento, e quindi d’inquinamento falda.
Inoltre la concimazione organica migliora la struttura, la capacità idrica, e la fertilità dei terreni.
(art.22)
Nello specifico caso degli effluenti d’allevamento, il vantaggio è anche economico, l’agricoltore risparmia sia sull’acquisto dei concimi, sia sullo spandimento, che in genere negli accordi privati, è a carico degli allevatori.
Ad es. una botte di liquame suino da 100 ql. (10 mc) contiene circa 25 kg d’azoto puro (l’urea è al 46%), 18 Kg di fosfato puro e 20 kg di potassio puro. Sono circa 50 euro di valore in concime minerale, a botte. Circa 600 euro/ha per una concimazione di 300 kg/ha d’azoto, più il fosfato, e il potassio. (ad es. la concimazione necessaria per produrre il silomays)
Inoltre il costo dei concimi minerali è cresciuto enormemente, e crescerà sempre di più, perché è legato al costo dell’energia.
Un'altra indicazione della nuova legge è che si potranno spandere i liquami, anche in area golenale, ma solo se immediatamente interrati, e nei periodi di magra di fiume. Questo anche nelle zone di golena vulnerabili, proprio per sviluppare il più possibile in queste zone, la concimazione organica a scapito di quella minerale che è più inquinante. (art. 13)
RIFLESSIONI
In certe zone, per la speculazione, gli allevatori sono costretti a pagare più di 100 euro/ha per gli affitti concessioni reflui. Perché gli allevatori dovrebbero subire questa speculazione, quando già forniscono molti vantaggi economici agli agricoltori, con la concimazione gratuita, e molti vantaggi all’ambiente con la tutela delle falde?
Dovrebbero essere gli agricoltori a contendersi i liquami, non gli allevatori a trovarsi in difficoltà enormi per cercare le concessioni!
Ricordo, a proposito, le megatangenti pagate dalla Montedison alla politica, negli anni 80, in cambio di una serie di favori. Tra questi potrebbe esserci stato il blocco di una legge, che favorisse realmente l'uso dei concimi organici. Legge promessa dai politici da 30 anni, e mai fatta! Chissà mai il perché.
Ultima modifica di Potionkhinson; 08/06/2008, 12:22.
Rilinko alcune proposte per abbattere il liquame gia in biogas: ma ce ne sono di nuove.
Ho ricevuto diverse em: alcune sono suggerimenti interessanti, ve li giro, sperando che vi possano servire. Per evitare forme pubblicitarie ho criptato i nomi delle ditte e dei prodotti, se li volete basta scrivermi.
ABBATTIMENTO DELL’AZOTO CON ENZIMI DENITRIFICANTI
Da una em di un ricercatore.
E’ importante perché introduce la necessità di un piano monitoraggio liquami, in quanto i valori reali sono diversi da quelli delle tabelle, e perché il piano sarà necessario a tutti coloro che dovranno, o sceglieranno, di abbattere l’azoto con i diversi metodi: dieta ipoproteica, enzimi denitrificanti, o ossigenatori. Chi userà i fanghi attivi invece, si dovrà rifare alla legislazione dei depuratori urbani.
-“La deliberazione regionale 5668 del 21 Novembre 2007 allegato 3 parte C comma "f" dichiara "Nel caso di particolari modalità di gestione e trattamento degli effluenti, da dettagliare in una relazione tecnica e da supportare con misure dirette, la quantità e le caratteristiche degli effluenti prodotti possono essere determinate senza utilizzare i valori delle predette tabelle. Le misure accennate dovranno seguire uno specifico piano di campionamento, concepito secondo le migliori metodologie disponibili, di cui sarà fornita dettagliata descrizione in apposita relazione tecnica allegata alla comunicazione".
Come fare il piano di campionamento, salvo nuove indicazioni, è indicato nella legge regionale 37/93 ed è abbastanza semplice.
Ho monitorato parecchie aziende di bovini che usano questa tecnica e nella maggiorparte ho trovato un contenuto di Ntot ridotto del 50% rispetto a quello teorico calcolato con le tabelle!
Il monitoraggio dei liquami suini mostra invece dei livelli piu' bassi delle tabelle ,ma con differenze inferiori, rispetto ai bovini, e anche con una certa variabilità da allevamento ad allevamento.
La ditta per la quale lavoro ha un prodotto con un azione stimolante i batteri denitrificanti.
Intendiamoci, non è che con questo prodotto si elimini tutto l'azoto dal vascone ma si può contare su una riduzione del 8-12 %.
La riduzione del 50% che ho rilevato secondo me dipende:
- sovravalutazione dei contenuti di azoto nei liquami da parte delle tabelle della legge.
- corretta gestione della frazione proteica in allevamento.
- utilizzo di additivi stimolanti denitrificazioni e della minerallizzazione anaerobia con aumento delle perdite di NH3 ( il famoso 8-12%)
- movimentazione della massa di liquame che aumenta le perdite di NH3 finchè lo permetterà l'IPPC.
Comunque sia sono convinto che nei vasconi lombardi ci sia meno azoto di quanto ci impongono di dichiarare.
Per quanto riguarda i costi non so bene il prezzo al dettaglio ma siamo dell'ordine dei 30 centesimi/m3 di liquame per uno stoccaggio di 120 giorni
Questo significa che è possibile, a seguito di trattamenti particolari ai liquami, senza grandi spese, dichiarare valori di azoto inferiori a quelli delle tabelle, e cioè i valori analitici reali del Ntot presente nei propri vasconi.
ABBATTIMENTO DELL’AZOTO CON OSSIGENATORI.
Ce ne sono di mille tipi e di mille ditte. La loro azione è chiaramente facilitata dalla separazione solidi-liquidi. Io ho un preventivo da 1500 euro l’uno di una ditta famosa, ma non si sa quanti ne servono e quanto costa l’utilizzo, perché dipende da quanto azoto si vuole abbattere, nella Beccalossi si parla di un massimo di abbattimento del 48% (allegato 3 tabella 3 linea 3), che è poco perché il 31% è dato dallo stoccaggio quindi gli ossigenatori potrebbero abbattere al max il 17% dell’azoto. Infatti l’indice di 110 kg azoto per ql di pv è già al netto delle perdite di azoto (Beccalossi allegato 3 tabella 3) In realtà la produzione di azoto per i suini è di 152 kg azoto per ql/pv.
L’azoto abbattuto con gli ossigenatori va valutato con i piani di monitoraggio. Il mio preventivo prevedeva un ossigenatore ogni 1000 mc di liquame. Lo schema dell’ ossigenatore prevede una compressione del liquame, che passa attraverso dei grossi ugelli all’interno della pompa che è sommersa. Nel momento della decompressione il liquame si mischia all’aria pescata da un tubo verso l’esterno. Si può usare anche sui liquami integrali, ne facilita il rimescolamento, fungendo da agitatore, ma i costi di gestione sono molto più alti, servono molti più ossigenatori, e l’efficienza è inferiore. Il meccanismo ha un’azione deodorante sui liquami, e ne accelera la maturazione. La tecnica però non è IPPC, si consuma energia e si producono enormi quantità di gas serra, e anche in questo caso la legge Beccalossi è in contraddizione con la normativa CEE
L’ossigenazione si può usare in sinergia con gli enzimi, ma l’abbattimento reale è da verificare, con i piani di monitoraggio.
Io consiglio a tutti ( soprattutto agli allevatori di bovini) di dichiarare un abbattimento, con enzimi, o con anche solo con un ossigenatore, in modo da rendere obbligatorio il piano di campionamento, a andare a redimere il pua con i valori reali di azoto prodotto, e non quelli indicati da tabelle che non tengono conto ad es. delle variazioni dietetiche. Presentare un piano di abbattimento inoltre è un modo per ottenere la deroga fino al 2010.
NUOVE TECNICHE DI SPANDIMENTO
- Il separato: è comodo da gestire, e da spandere, si può trasportare lontano, si può mischiare agli stocchi per farne un compost, e si può convogliare in essicatoi per farne pellets. Il costo è enorme, ma è inferiore all’essicazione del liquame, e si riesce a vendere. La tecnica però non è IPPC, e anche in questo caso la legge Beccalossi è in contraddizione con la normativa CEE
Io ho un separatore cilindrico rotante, e ne sono contento, il separato tal quale contiene circa 100 kg di azoto puro ogni m3. E’ quindi 4-5 volte più concentrato del liquame. In risposta all’amico dott. Serafino Valtulini, penso che si possa costruire una macchina per la distribuzione del separato in sarchiatura sul mays, basta una tramoggia, montata su ruote strette ed alte, con delle piccole coclee di estrazione, che scarichino il separato davanti alle zappette di sarchiatura. Per il separato bisognerà valutarne la convenienza azienda per azienda, non per i costi del separatore, che si aggirano sui 10000-20000 euro, quanto nel caso sia necessaria la costruzione di platee per lo stoccaggio. Però sarà una scelta necessaria a tutti coloro che vorranno abbattere l’azoto, perché la frazione liquida è molto più facile da lavorare rispetto al liquame integrale.
- Il sedimentato: dopo separazione la frazione liquida si può concentrare con i sedimentatori, io ce li ho in cemento fatti 30 anni fa da una nota ditta di prefabbricati. Sono due vasconi in serie, e finiscono a cono. Alla fine del cono si sedimentano le particelle fini che sono passate dal separatore,. Alla fine del cono c’è una pompa che con un timer asporta il sedimentato denso e lo convoglia nel vascone del denso, mentre il chiarificato tracima nei vasconi del chiaro. Penso che si possano fare dei sedimentatori anche con dei silos in vetroresina. I vantaggi sono:
- ad es nel mio caso: uso il chiaro per il ricircolo, e per la fertiirrigazione all’interno dell’azienda con i tubi, e il denso in spandimento con carrobotte in prearatura, presemina.
- Per chi deve trasportare i liquami fuori dall’azienda conviene sempre concentrarli, per ridurre i costi di spandimento.
- Si può usare in sarchiatura, in questo caso c’è anche un vantaggio agronomico, perché nel liquame denso l’azoto è sicuramente disponibile a breve termine, quasi come il concime minerale, a differenza del separato che invece si presta ad uno spandimento in prearatura. La distribuzione in sarchiatura potrebbe interessare agli allevatori con molta terra di proprietà, più costoso e complicato l’utilizzo nei terreni dei cessionari.
- ogni azienda dovrà fare delle analisi sul denso, per sapere quanto azoto si somministra con una botte, certamente il vantaggio della concentrazione permette un’ottima concimazione anche in copertura.
- il denso si presta anche alla fertirrigazione presso i cessionari: si riversa nei fossi, solo quelli interaziendali, in mescita con l’acqua. Ovviamente i fossi vanno prosciugati dopo l’irrigazione, di solito si fa scorrere per un po’ di tempo solo acqua, e poi si vuota il fosso nel campo con le turbine. Si usava fino adesso ma ora con il bilancio azotato penso che sia difficile far accettare questo tipo di concimazione ai cessionari. Ricordo che l’efficienza in questo caso è media, cioè solo il 50% dell’azoto in campo risulterà effettivamente disponibile alla pianta di mays (Beccalossi allegato 3 tabella 1/a)
- nel caso in cui si voglia abbattere l’azoto con enzimi e/o ossigenatori, o con fanghi attivi, si può limitare l’azione al solo vascone del denso.
- anche il sedimentato, come il separato, si presta alla produzione di compost
- Compost: un modo semplice di fare il compost è quello di mettere sotto il separatore un carro unifeed, miscelatore, con gli stocchi tritati sul fondo. A carro colmo si miscela il separato con gli stocchi che ne assorbono le parti umide.
- La stessa tecnica si può utilizzare con il sedimentato, lo si pompa all’interno del carro in miscelazione con gli stocchi tritati.
- Il compost lo si può fare anche con il liquame integrale ma non so se ne vale la pena.
ABBATTIMENTO DELL’AZOTO CON PIROLISI
Da questo sito estraggo la parte sulla pirolisi http://www.crpa.it/media/documents/crpa_ww...re/Candolo1.pdf
La pirolisi (fig. 3) è un processo di conversione termochimica della materia
organica, chiamata anche distillazione a secco, che si basa sulla trasformazione
della biomassa ad opera del calore, in forte carenza di ossigeno. In pratica la pirolisi si può applicare a qualsiasi materiale organico purché a basso contenuto
di acqua (< 15%). Il materiale viene portato a temperature comprese tra i 200 e
i 700 °C, talvolta immettendo opportune quantità di ossigeno che consentono l’innesco di una parziale combustione che porta ad un’aumento della temperatura.
Come prodotto finale si ottengono prodotti gassosi, liquidi e solidi in percentuale
dipendente dai parametri di reazione.
La ricerca in merito ha portato a sviluppare tre tipi di pirolisi:
• pirolisi lenta, ottenuta con temperature
minori di 600 °C, e lungo periodo di permanenza
a tali temperature; il prodotto
principale ottenuto è un carbone da
legna che rappresenta circa il 30% della
sostanza secca iniziale;
• pirolisi veloce, ottenuta con temperature
tra i 500 e 650 °C: si ottengono
prodotti gassosi che raggiungono l’80%
del peso iniziale;
• flash pirolisi, condotta con temperature
sui 650 °C e tempi di permanenza molto
ridotti a tali temperature, inferiori ad 1
secondo; consente di ottenere un 60%
di prodotti liquidi.
La flash pirolisi è il processo più promettente,
in quanto consente di trasformare
la biomassa in un prodotto liquido chiamato
bioolio o raw tar, ad elevato contenuto
energetico, facilmente trasportabile
e conservabile per lungo tempo senza
problemi di degradazione.
Allo studio della pirolisi vengono destinate ingenti risorse in tutto il mondo,
attualmente tale processo è ancora in una fase sperimentale.
COMMENTO: Ho conferme verbali che gli impianti si possono già installare, nel pratico. Il prodotto di elezione è il separato, ma vi si può immettere anche il compost estemporaneo, anzi è da preferire perché abbassa i costi di essicazione, ed aumenta la resa energetica da combustione di carbonio. Ricordo che il compost si può fare anche con il sedimentato.
Il sistema presenta i seguenti vantaggi:
- abbattimento dell’azoto, e anche del fosforo, che invece i depuratori a fanghi non fanno
- produzione di energia rinnovabile che può usufruire dei certificati verdi
- accesso a finanziamenti, per la produzione di energia rinnovabile, cosa che non avviene con i depuratori a fanghi. Ci sono stati anche finanziamenti della Lombardia a riguardo ma il bando è scaduto il 31\12\2007, qualcuno ben informato li ha presi
- la tecnologia di pirolisi è considerata IPPC
- diminuiscono i volumi di stoccaggio del chiarificato,
- non servono strutture di stoccaggio per il separato, in quanto viene utilizzato nell’impianto.
- Possibilità di immettere nell’impianto il compost quindi di abbattere anche l’azoto del sedimentato
- Manca ancora la legislazione al riguardo, però si possono immettere nell’impianto anche le farine di carogne, destinate adesso agli inceneritori.
Non ho nessuna idea dei costi, ma immagino siano elevati, sostenibili solo da grandi impianti zootecnici.
Il sistema si presta però, verosimilmente, al consorzio di più allevatori, per gestire in comune il separato, o il compost. Se la deroga è entro il 2010 bisogna decidere in fretta!
ABBATTIMENTO CON STRIPPAGGIO
I costi sono elevati 300000 euro per un impianto che lavora 50 mc /g.
Anche i costi di gestione sono molto alti, sia per i reagenti, sia per i consumi energetici.
Si può applicare solo alla frazione liquida del digestato. Sfruttando il recupero di calore del digestore e dei cogeneratori, si scalda il liquame in una campana di strippaggio. Degli agitatori favoriscono il rilascio dell’azoto.
I gas sono aspirati in una camera di lavaggio e sono trattati con acidi e poi basi. Come reagenti si usano ac solforico e calce.
Il precipitato solfato di ammonio e altro, è un gel, per utilizzarlo bisogna seccarlo e pellettarlo.
L’abbattimento è del 75%, solo sulla frazione liquida, quindi 60- 65% sul totale
Il paradosso è che poi l’ammonio sarà usato sugli stessi campi dove si facevano gli spandimenti reflui, che non si potranno più fare ma che sono meno inquinanti dell’ammonio.
DEPURAZIONE A FANGHI
sia in aerobiosi, sia in anaerobiosi, può raggiungere abbattimenti anche del 90%. I costi sono alti. Ci sono sistemi detti biologici ad es. Stowa, che sono a basso costo…ma sembra li facciano solo in Olanda, e negli Usa.
I sistemi biologici tradizionali non sono comunque definibili come 'ad alto costo', sono infatti meno costosi rispetto ai trattamenti chimico/fisici. Questo è il motivo per cui sono i trattamenti universalmete adottati nella depurazione delle acque reflue domestiche. Sui sistemi biologici innovativi, non esistono ancora casi di studio su reflui zootecnici, in Olanda/Usa ci sono progetti di ricerca in corso.
Valutateli entrambi con preventivi, sia nei costi iniziali, sia e soprattutto, nei costi gestione (energia e reagenti)…..ma temo che sia meglio chiudere, piuttosto che aumentare notevolmente i costi kilo/carne o litro/latte, nell’ottica degli attuali mercati, e…di quelli futuri.
La depurazione a fanghi si può fare anche con la frazione liquida del digestato, ma in questo caso serve l’aggiunta di un substrato (in genere melasso)
ABBATTIMENTO CHIMICO
sistema Phosnix Unitika: si aggiunge idrossido di magnesio e si forma un sale la Struvite, utilizzabile come concime minerale. Sembra buono, solo che l’abbattimento è del 90% del fosforo, ma solo del 30% dell’azoto nella fase liquida del liquame
La regione Lombardia altresì consiglia i sistemi a pirolisi, per le polline, e per i separati bovini e suini, questi sono sicuramente vantaggiosi….sulla carta. Servono però i consorzi, perchè sono dei veri e propri termovalorizzatori, simili a centrali termoelettriche.
DENITRIFICAZIONE SUL DIGESTATO
Io aggiungo che chi ha già i digestori, può creare una vasca di denitrificazione a basso costo:
ricordatevi che anche in questo caso si tratta di nitro/denitro dato che il refluo non contiene nitrati da denitrificare, ma essi sono prodotti dal processo di nitrificazione supportato dall'aeratore.
- scaldare il liquame, in una vasca a cielo aperto, con il calore di recupero dal raffreddamento dei cogeneratori. L’aumento delle temperature favorisce la denitrificazione non conviene andare oltre i 30-35°C
- E ossigenare! Bastano anche un paio di ossigenatori speculari in una vasca circolare
Il sistema è da definire:
-nei costi (secondo me bassi)
- nell’effettivo abbattimento dell’azoto, secondo me più del 30% nella fase liquida, più il 7-8% del separato digestato, che è comunque da smaltire. L’abbattimento potrebbe essere più alto con una dieta ipoproteica.
L'abbattimento dipende molto da come viene dimensionato il sistema, ma può essere anche molto più spinto
- dal punto di vista del sistema IPPC, però penso che lo accettino in quanto: miglior tecnica disponibile perché recupera calore, e le emissioni riguarderebbero l’N2 che non è un gas serra a differenza dell’NH4, che si sprigiona, invece, ossigenando il liquame fresco, anziché il digestato.
Per chi non ha i digestori e non intende metterli, restano i seguenti sistemi:
- dieta ipoproteica
- separazione
- enzimi,
- e ossigenatori.
Cioè:
- massimo 30% con la separazione, separato da mandare poi o alla pirolisi, o all’utilizzo agronomico lontano dall’allevamento.
- dal 15% al 30 % nella fase liquida, da valutare!
Il 30% è raggiungibile secondo me solo sommando tutti gli abbattimenti, cioè dieta + enzimi + ossigenatori
- Inoltre sembra che le tabelle sovrastimino l’azoto, soprattutto nei bovini, quindi con i piani di campionamento, analizzando i liquami, l’azoto prodotto realmente potrebbe essere molto più basso, di quello preventivato. (anche grazie all’abbattimento)
DOPPIO RACCOLTO O SOVESCIO
Le possibilità sono varie:
per gli allevatori di bovini ed i loro cessionari:
- Silomays \ erba silos
- Silomays \ orzo silos
- Silomays 115 gg \ orzo distico da granella
- Silomays \ orzo distico da pastone
- Silomays 115 gg \ colza
- Silomays \ erbaio
- Orzo \ erbaio
Per gli allevatori di suini e avicoli
- Mays 115 gg \ colza
- Mays 115 gg ceroso per il pastone \ colza
- Mays 115 gg\ orzo distico da granella
- Mays 115 gg ceroso per il pastone\ orzo da pastone
- Mays 115 gg ceroso per il pastone\ orzo distico da pastone
- Mays 130 gg ceroso per il pastone \ orzo distico da pastone
Le soluzioni con il silomays interessano ovviamente gli allevatori dei bovini e i loro cessionari, mentre le altre quelli dei suini. In particolare l’ultima soluzione mi sembra molto interessante, sia economicamente, sia per le rese, sia per l’utilizzo agronomico dei reflui, ovviamente per gli allevatori che hanno la tecnologia adatta a sfruttare i pastoni. Su questo sito trovate una sperimentazione di: Successione Mais in secondo raccolto con orzo distico. http://www.cedra.it/portal/page?_pageid=35...cp=0&tipodocu=S
Le rese sono bassine, però si può fare! In particolare una ditta di contoterzisti mi assicura che le rese in pianura padana sono molto più alte, se volete info basta che me le chiediate e vi mando il link.
Il vantaggio del doppio raccolto per gli spandimenti è che si riesce ad utilizzare ad alta efficienza quello autunnale, e a dividere equamente tra le due produzioni gli spandimenti. Inoltre è un modo di mascherare il calo delle rese che ci sarà a legge applicata.
Lo svantaggio sta nei costi di lavorazione della terra, che spesso incidono troppo rispetto al reddito del doppio raccolto. A questo proposito consiglio a tutti le tecniche di bassa lavorazione, o di semina su sodo (in questo caso lo spandimento deve essere fatto con gli iniettori), in modo particolare per il cereale invernale.
Ultima modifica di Potionkhinson; 08/06/2008, 12:26.
Chi mi aiuta a capire?
Ho un piccolo gregge di capre. La provincia mi impone la concimaia, il Comune mi indica una distanza di 500 metri dal centro abitato. I miei terreni finiscono entro quest'area e si tratta di una zona montana molto scoscesa. Talmente scoscesa che tutte le case scaricano nel torrente si si avete capito bene: quando andiamo in bagno, laviamo i piatti o i panni, c facciamlo shampoo o laviaml pavimento con la candeggina, poi scarichiamo nel torrente.
Però le cacchine delle capre che posso scopare via con una ramazza no, per quelle devo fare una bella concimaia. Ma allora perché non obbligare tutti gli abitanti a scaricare in una vasca e poi chiamare gli spurghi a portare via?
PS naturamente i terreni a distanza idonea da me sono abbandonati da anni, valgono € 0,50/mq ma i proprietari non li vendono
...alla fine la scure della direttiva nitrati si è abbatutta anche qui in friuli.
Inizialmente la giunta regionale aveva individuato nella bassa pianura friulana la cossidetta zona vulnerabile, il tutto però è stato immediatamente impugnato dai sindacati presso il TAR regionale che ha annullato le delibere della giunta regionale (sentenza e testo del ricorso http://www.lexambiente.it/article-3272-thread-0-0.html ).
Dopo l'annullamento la regione ha individuato una nuova zona vulnerabile definita "bacino scolante della laguna di Marano e Grado", rendendo di fatto vulnerabile 1/3 della pianura friulana.
Qui tutta la documentazone a riguardo http://www.regione.fvg.it/asp/delibe...0_02_25_AM.zip
Inutile dire che è "vulnerabile" anche il nostro comune.
Inutile dire che la faglia in zona è ad una profondità di 15-20 metri.
Inutile dire che abbiamo un carico zootecnico ridicolo.
Inutile dire che buona parte delle aziende non è in grado strutturalmente ed economicamente di adempiere a tale normativa.
Mi chiedo se vogliono anche il nostro sangue
Forse farebbero bene a concentrarsi su altre questioni invece di correre dietro a quattro scassati e rugginosi spandiletame
La Lombardia dovrebbe aver prorogato al 9 novembre l'inizio del divieto invernale di spandimento liquami,ma tanto se piove non si può comunque.........
Ognuno è ciò che è,non ciò che finge di essere....
in sede di presentazione della pratica per la normativa nitrati mi chiedono pure come smaltisco gli scarti della lavorazione del latte. ma tali scarti non contengono azoto e non vengono smaltiti sul terreno ma tramite pozzetti condensa grassi e fossa imhof...
sapete indicarmi dove posso trovare della normativa in merio, ho provato da solo ma non sono riuscito
La Lombardia dovrebbe aver prorogato al 9 novembre l'inizio del divieto invernale di spandimento liquami,ma tanto se piove non si può comunque.........
Quanto comunicatomi dalla mia associazione di categoria.
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